Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 73

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La «boria delle nazioni»
di fedeltà particolare a questa o quella comunità di credenti nelle
forme della chiesa, della confessione, della setta
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.
Il genere della “patria universale” è ravvisabile poi in un più ge-
nerale e generoso tipo, modello, universalistico della “comune pa-
tria umana”, magari anche “politica”, come in un più limitato tipo,
modello, della “patria universale dotta”.
2. In una ricerca quale quella delineata non andrebbero tralascia-
te figure intellettuali come Giannone, e già prima magari Valletta,
D’Andrea, Gravina, per non dire di Gemelli Careri, le quali pure
sulla materia si prestano a interessanti indagini
18
. Ma qui sarà bene
cominciare con il prendere in esame due protagonisti della vita
culturale del primo Settecento napoletano, Paolo Mattia Doria e
Giambattista Vico.
Ovvio, scontato – in special modo in tema di caratteri e borie
delle nazioni – prendere in esame in primo luogo Vico. Ma su tutta
l’area problematica fin qui richiamata difficile non portare lo sguar-
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Richieste che non vengono meno anche con il modello della fedeltà alla
coscienza in diretto colloquio con Dio affermatosi in età moderna specie in
certa Europa protestante, in quanto anzi esso rafforza, o addirittura secondo al-
cuni interpreti produce, sentimenti di coscienza nazionale attraverso l’adesione
a corrispettive chiese nazionali.
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In tema di patriottismi culturali ad esempio Gravina, nella pur non pro-
vinciale storia dei saperi da lui disegnata nel testo redatto nel 1694
De conversione
doctrinarum
– a stimolo e lenimento assieme dell’acuto «dolor» per le sciagurate
sorti culturali dell’Italia («bonarum quondam artium praesidium, arx doctrina-
rum, fons elegantiae») confrontate a quelle delle «exterae nationes» – assegnava
un posto cruciale nell’affermazione della nuova filosofia dei moderni a tanti
«doctissimi homines» italiani e in particolare meridionali: a partire dal caposcuo-
la Telesio, passando per Stelliola (lo Stigliola), Francesco Muto, Campanella,
Severino, Bruno, per trascorrere poi a Galilei, Bacone, Copernico, Gassendi,
Cartesio. Cfr. G. Gravina,
De conversione doctrinarum
, in Id.,
Scritti critici e teorici
, a
cura di A. Quondam, Roma-Bari, Laterza, 1973, pp. 149, 151 per le espressioni
citate. Quanto a Giannone, ad esempio, gli accenti patriottici che accompagna-
vano il
Leitmotiv
della considerazione delle disgrazie di un paese governato in
provincia potrebbero essere studiati assieme a suoi eloquenti motivi antiromani,
agli accenti di un caldo filogoticismo, e così via.
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