Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 80

Enrico Nuzzo
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modelli, e di linguaggio, di discorso, che si è provato a mettere
rapidamente in luce nella riflessione doriana per avvicinarsi allo
spettro delle “identità patrie” che, più o meno in filigrana, è dato
individuare in essa.
Tra di esse non manca di avvertirsi, tra accenti di nostalgia e so-
prattutto di ripulsa, pure l’originaria patria genovese (forse super-
fluo ricordare che per lungo tempo il termine “nazione” stette ad
indicare anche le comunità mercantili espatriate, e quindi “nazio-
ni” connotate fortemente in senso cetuale, analogamente a quella
universitaria): un’aristocratica identità remota che probabilmente
valse anch’essa a contenere un processo di identificazione con la
“nazione napoletana”, della cui vicenda – come ben sappiamo –
pure seppe farsi significativamente partecipe, oltre che analista e
diagnostico “riformatore”, per molti versi acuto, della sua condi-
zione. La condizione del regno di Napoli – «più vasto, più abbon-
dante, più dovizioso degl’altri Stati d’Italia»
25
– governato “in pro-
vincia” (e poi anche come debole regno autonomo) era però per
altre ragioni guardata entro una prospettiva “riformatrice” nella
sostanza non segnata da un “patriottismo” napoletano
26
.
Una simile prospettiva era infatti piuttosto caratterizzata dai trat-
ti “universalistici” di ciò che può essere in effetti definito come un
“patriottismo repubblicano” (nei termini di cui si è detto, e dunque
in senso non strettamente istituzionale).
Essa in verità si apriva largamente ad un interesse “patriotti-
co” (una terza identità “civile”) per la condizione dell’Italia, dai
caratteri per più aspetti “machiavelliani”, nutrito dall’insofferenza
25
Per questo abituale motivo cfr. P.M. Doria,
Massime generali e particolari colle
quali di tempo in tempo hanno gli spagnoli governato il Regno di Napoli
, a cura di V. Conti,
Napoli, Guida, 1973, p. 5.
26
Si può osservare in proposito che l’identità “condizionata” alla propria
patria adottiva era anche condizionata dalla stessa (comune allora ai più) «am-
biguità non risolta fra l’ipotesi di un “regno nazionale” ed invece il destino non
facilmente mutabile della dimensione di “provincia”» (cfr. G. Ricuperati,
L’im-
magine della Spagna nel primo Settecento: Vico, Carafa, Doria e Giannone
, in A. Musi
– a cura di –,
Alle origini di una nazione. Antispagnolismo e identità italiana
, Milano,
Guerini e Associati, 2003, p. 100.
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