Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 77

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La «boria delle nazioni»
Non mancavano così, ad esempio, di essere riproposti da Doria
nelle sue prime scritture, con una fermezza per certi aspetti anche
inusuale, quadri oppositivi “etnogeografici” quale quello che con-
trapponeva la natura dei «freddi settentrionali» proprio a quella
degli «Italiani», miseramente sottoposti alla loro grossolana bar-
barie: una natura, la prima, dovuta ad una «tessitura di fibbre così
grossolana, che non permette a’ loro spiriti animali un moto agile e
pronto» e li rende perciò «a moti dell’eloquenza insensibili» e pron-
ti a far precipitare il loro valore guerriero (perciò poco virtuoso)
in cieco «furore» e impietosa «fierezza»; mentre quella dei secondi
invece li dota di «una fantasia viva ed accesa», di «un senso pronto
e chiaro», e quindi li fa idonei a farsi trasportare da quella «specie
di magica forza, che negli animi dilicati han le parole»
21
.
D’altra parte l’assoluta, tenacissima, fiducia nelle possibilità di
educare politicamente uomini e popoli (anche avvalendosi degli
strumenti di un’aggiornata educazione fisiologica della mobile
«fantasia» umana) non doveva essere sminuita dal timore di dover-
si imbattere in solidificate inclinazioni naturali, tanto più di origine
“geografica”, ricorrendo ad una teoria dei climi le cui sicurezze
deterministiche potevano invece essere facilmente smontate (e
21
P.M. Doria,
La educazione del principe
, in Id.,
La vita civile di Paolo Mattia Doria
distinta in tre parti, aggiuntovi un trattato della Educazione del principe
, seconda edizio-
ne dall’autore ricorretta, ed accresciuta, in Augusta, appresso Daniello Höpper,
1710, pp. 38-39. «Siami a questo proposito quì lecito di fare un brieve ritratto
della natura di tai popoli, che in sì lungo e sì misero tempo hanno l’Italia si-
gnoreggiato. E, per cominciare da’ più freddi settentrionali, sono eglino di una
tessitura di fibbre così grossolana, che non permette a’ loro spiriti animali un
moto agile e pronto; onde non possono, come gl’Italiani, avere una fantasia viva
ed accesa, che in lor cagioni, per mezzo di un senso pronto e chiaro, vive e forti
le immagini, ed atte a risvegliarsi al solo suono delle parole; ond’è che in sì fatti
uomini poca o niuna efficacia abbia quella specie di magica forza, che negli ani-
mi dilicati han le parole. In ricambio però, mercè la loro lenta sensazione, sono
ancora meno ad improvvisi timori soggetti; e quando si accendono i loro sensi,
si accendono di un fuoco più massiccio e durevole, perché più tardo, e da spiriti
animali più solido formato, i quali fanno più nel cuore che nella testa la loro
azione. E quindi è che il loro valore passa quasi sempre al furore e alla fierezza;
non essendo, per la loro grossolana, ma forte sensazione, né di compassione né
di pietà capaci».
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