Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 69

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La «boria delle nazioni»
Un secondo tipo generale (o appunto genere) può essere ravvisato
nella “patria politica”. Nella forma di una patria in un certo senso
“puramente politica”, il suo modello forte, paradigmatico, è elabo-
rato nel discorso politico del “patriottismo repubblicano”: tanto per
intenderci quello che in un noto lavoro – in effetti non esente da
qualche elemento di schematismo ideologico – Viroli ha presentato
come proprio dell’ideale, debitore del patriottismo degli antichi, di
condizionata lealtà verso istituzioni politiche che assicurino un felice
vivere libero (garantendo sicurezza e assenza di servitù)
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.
Rispetto a questo tipo è diverso (e non sempre conciliabile)
quello, pur eminentemente “politico”, della “patria nazionale-
statale”: che può fare riferimento sia al tipo del grande stato ter-
ritoriale moderno, specie quello di lungamente prodotta condi-
visione di appartenenza, sia al tipo del piccolo stato, della più o
meno “piccola patria” (cittadina, o a base cittadina, come Firenze
e Venezia), etc.; e ancora che fa riferimento privilegiato, ma non
esclusivo, alla forma statuale definita sulla base di un legittimi-
stico fondamento dinastico (in tal caso il principio della fedeltà,
della devozione dei sudditi, essendo in primo luogo diretto, entro
una pluralità di sentimenti di appartenenza, verso l’elemento di-
nastico). Ma non va naturalmente dimenticato all’interno dei “tipi
politici” (mai in effetti solamente “politici”) di nazione e patria
il tipo dell’“impero”, di assoluta preminenza nell’orizzonte del
mondo medievale, poi trasmesso, modificato, alterato, anche nel
mondo moderno (e a Napoli ovviamente a lungo attivo nel com-
spagnolo
, Cava de’ Tirreni, Avagliano, 2000, pp. 129-147. Per un caso eloquente
di “identità regionale” elaborata entro il Regno di Napoli cfr. F. Campennì,
Dalla
“patria” alla “nazione”. La costruzione dell’identità regionale nella letteratura storica cala-
brese del XVI e XVII secolo
, in «L’Acropoli», IX, 2008, 3, pp. 251-286).
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E dunque opposto a quello dell’incondizionato “amore per la nazione” di
stampo herderiano, romantico, di una nazione costruita ed intesa come un’uni-
tà e omogeneità etnica, linguistica, e culturale dei popoli da difendere nel suo
valore appunto di unità e di purezza culturale, spirituale. Si può vedere su ciò il
lavoro, ben condivisibile per la disgiunzione tra le tradizioni del patriottismo e
del nazionalismo, pur se non esente in verità da elementi di secchezza critica, di
M. Viroli,
Per amore della patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia
, Roma-Bari,
Laterza, 1995.
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