Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 61

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La «boria delle nazioni»
sottolinei, sia il passaggio, la trasformazione, delle vecchie “nazioni
politiche” in nuove “nazioni (pienamente) statali”, che la caratte-
rizzazione delle vecchie “nazioni culturali” come “nazioni spiritua-
li”. In ambedue i casi si apre la strada verso inedite “borie nazio-
nalistiche”; nel secondo caso con il porsi della “nazione culturale”
come “nazione spirituale” si attiva un ruolo assai importante del
nuovo nesso territorio – spiritualità, con una “spiritualizzazione”,
e “ontologizzazione”, che comporta in qualche modo anche una
“naturalizzazione” dei caratteri dello spazio territoriale, e in rela-
zione ad esso, dei caratteri e significati delle nazioni.
Ma ora è il caso di avviarsi ad enunciare, con un discorso re-
lativamente distinto, alcune problematiche indicazioni metodico-
critiche attorno ai discorsi “identitari” relativi alla “patria”, con
particolare attenzione all’età settecentesca oggetto dell’indagine
entro la quale si collocano queste pagine.
Procedo dunque tra poco a proporre diversi “modelli”, tipi, di
concettualizzazione o espressione di identità patria (per lo più co-
niugabili, almeno in parte, tra di loro) in larga misura attivi ancora
lungo tutto il Settecento, ed in alcuni casi anche oltre. Li indico
qui molto schematicamente, ovviamente tenendo presente una
serie larghissima di posizioni e dibattiti critici richiamabili sulla
materia.
A questo proposito – e a maggior ragione guardando alle for-
me di presentazione nello scenario odierno dei nodi problematici
delle identità e differenze culturali, nazionali, etc., dei sentimenti
di appartenenza (tra prospettive e istanze multiculturaliste, inter-
culturaliste, etc.) – occorre dire preliminarmente qualcosa attorno
al “paradigma morfologico europeo” delle nazioni e delle relative
patrie al quale mi terrò fermo: con ciò in una certa misura interve-
nendo – almeno sul piano della preliminare consapevolezza critica
– sul terreno accidentato delle controversie tra “modernisti” (più o
meno “ortodossi”), “perennialisti”, “primordialisti”, o sostenitori
di prospettive “etnosimboliche”, etc.
Se infatti le identità patrie da uno spettro più largo abbracciano
le identità nazionali, e ambedue devono essere iscritte nel ben più
vasto spettro dei sentimenti di appartenenza, non appare inutile
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