Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 66

Enrico Nuzzo
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per la loro natura aperte alla manifestazione di una più larga e più
indistinta costellazione di sentimenti di appartenenza, e non esclu-
dendo di principio anche caute indagini attorno a forme precoci di
“nazionalismo”
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. Si tratta di un terreno di ricerca ancora non poco
ricco di interessi per il peculiare caso italiano, terreno sul quale si in-
crociano le tematiche dei caratteri italiani e regionali, delle coscien-
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Nella direttrice di studi che ha anticipato i tempi del configurarsi ed affer-
marsi di un’idea moderna di nazione sono state segnalate la precocità e l’energia
di discorsi con forti diverse connotazioni “nazionalistiche” (ma, si è accennato,
deve essere come minimo problematico, euristico, l’impiego di termini come
“nazionalistico” prima dell’epoca, tardo-ottocentesca e novecentesca, del più
proprio nazionalismo): ad esempio nella letteratura che opponeva reciproca-
mente i caratteri delle “nazioni” inglese e francese nei primi secoli della moder-
nità. Tra diversi lavori da tenere presenti richiamo qui: per il caso francese T.
Hampton,
Literature and Nation in the Sixteenth Century. Inventing Renaissance France
,
Ithaca and London, Cornell University Press, 2001, D.A. Bell,
The Cult of the
Nation in France. Inventing Nationalism 1680-1800
, Cambridge (Ma), Harvard Uni-
versity Press, 2003 (ma I ed, 2001); per il caso inglese L. Colley,
Britons. Forging
the Nation, 1707-1837
, New Haven-London, Yale University Press, 2005 (ma I
ed. 1992), la quale, anche lei influenzata dalla linea di Anderson delle “Imagined
Communities”, sottolinea l’elemento di costruzione di una nuova identità na-
zionale nell’invenzione della “Britishness” dopo il 1707, e A. Hastings,
The Con-
struction of Nationhood. Ethnicity, Religion and Nationalism
, Cambridge, Cambridge
University Press, 2007, il quale sostiene anche lui esplicitamente una prospettiva
alternativa – su nazione e nazionalismi – a quelle «ortodosse», «moderniste», se-
condo le quali nazioni e nazionalismo si affermarono dal finire del ’700. In pro-
posito l’Inghilterra sarebbe stato un precoce «prototype» di quei fenomeni già
in età moderna (ma distinzioni concettuali impiegate in proposito sarebbero da
discutere diffusamente). Conclusivamente, anche ad attenuare opportunamente
la cesura tra l’idea primomoderna di nazione e quella pienamente moderna, e
quindi le differenze tra i correlativi sentimenti di appartenenza, resta lo scarto
introdotto tra fine Settecento e soprattutto Ottocento da diversi caratteri: a pro-
posito dei quali, a parte quelli più consueti, qui si è portata una particolare atten-
zione a ciò che ho definito nei termini della “spiritualizzazione”, e quindi anche
“ontologizzazione”, del territorio (non più in neutro rapporto con la sovranità):
la sacralizzazione del “paese” operò largamente in funzione del carattere per-
vasivo dell’amor di patria otto-novecentesco negli accesi nazionalismi di fine
Ottocento e poi in ispecie Novecento. In questa prospettiva, in conclusione,
anche i binomi “stato-nazione” e “patria-nazione” assumono altro, “pieno”,
senso nella modernità avanzata.
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