Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 65

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La «boria delle nazioni»
studiare le “nazioni prima della nazione”, come è stato detto, cor-
reggendo e integrando ricostruzioni storiografiche troppo nette
9
.
In effetti la più parte dei caratteri costitutivi della nazione prodot-
tasi dopo lo sviluppo, o svolta, di fine ’700 preesisteva nelle svariate
e diversificate forme di esperienza e coscienza nazionale avutesi
nella storia europea secondo individue combinazioni, e piuttosto
quei caratteri assunsero dopo quel passaggio nuova configurazione
e incidenza, associandosi in una inedita combinazione a nuovi ca-
ratteri (idea di nazione sovrana, estensione ad un soggetto popolare
del corpo politico o culturale, spiritualizzazione della sua essenza,
etc.). Ed è ancora un compito storiografico aperto seguire i feno-
meni di identità patria che si davano nelle società di Antico Regime,
poranea delle “borie”, e quindi alla riflessione su tutti gli strumenti concettuali,
gli approcci ermeneutici in proposito utilmente chiamabili in campo. Svariate
presentazioni generali della tematica della nazione partono ora da, o si esten-
dono a, esperienze non europee. Tra recenti sintesi in lingua italiana ricordo in
proposito A. Campi,
Nazione,
Bologna, il Mulino, 2004 (il quale parte appunto
dall’«archetipo della nazione di Israele»); ma analogamente si può vedere anche
F. Tuccari,
La nazione
, Roma-Bari, Laterza, 2000. È un
mare magnum
la vastissima
letteratura sulla materia arricchitasi dopo il
revival
degli studi su nazione, nazio-
nalismo, patria, dei primi anni ’80 del Novecento, del quale sono state ricordate
alcune voci essenziali (un dibattito infittitosi in Italia nell’occasione del cento-
cinquantesimo anniversario dell’Unità). Guardandosi dall’avventurarsi lontano,
in esso, si può ricordare, tra le opere disponibili in italiano a partire dagli ultimi
anni del secolo – per più canoniche trattazioni dello scenario europeo – , anche
per ulteriori notizie bibliografiche: G. Hermet,
Histoire des nations et du nationali-
sme en Europe
, Paris, Éditions du Seuil, 1996 (tr. it., a cura di R. Ferrara,
Nazioni e
nazionalismi in Europa
, Bologna, il Mulino, 1997): ad una complessa storia, nella
quale secondo l’autore giocarono un grosso ruolo le religioni nazionali prote-
stanti, seguì comunque la svolta dell’«invenzione della nazione sovrana» (ivi, pp.
95 sgg.); o anche N. Merker,
Il sangue e la terra. Due secoli di idee sulla nazione
, Roma,
Editori Riuniti, 2001. Per un primo sguardo più ravvicinato al secolo XVIII in
relazione al nostro argomento si può vedere S. Tomaselli,
The Spirit of Nations
, in
The Cambridge History of Eighteenth-Century Political Thought. 1700-1800
, ed. by M.
Goldie and R. Wokler, Cambridge, Cambridge University Press, 2006, pp. 9-39.
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Del resto lo stesso Smith, rispetto ad enunciazioni che appaiono piuttosto
semplificatrici nei confronti degli interpreti “modernisti”, non manca di afferma-
re, riconoscere, che la «concezione modernista di nazione» è «appropriata solo
se si discute di nazione moderna» (cfr. Id.,
Le origini etniche delle nazioni
, cit., p. 14).
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