Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 68

Enrico Nuzzo
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Un primo tipo generale (o se si vuole genere) può essere indi-
viduato nella “patria minore”, con il suo correlativo modello di
discorso, di tenore prevalentemente affettivo, che si può dire in
linea di massima di “patriottismo parentale”, non necessariamente
“debole”, diretto al luogo d’origine, alla patria nativa, ad un “
etnos
minore” (con i suoi caratteri di costumi, linguistici, culturali, etc.)
di più o meno grande estensione (così che ad esso può essere ri-
condotta tanto il sito natio, che la città, o la “patria minore regio-
nale”, come quella del Sannio, del Bruzio, etc.), una patria, facile
oggetto di narrazioni o genealogie mitiche, con la cui genitorialità
vengono istituiti in primo luogo legami di “parentela”
13
.
e di altre improduttive vanità (antenate delle borie odierne dell’ostentazione vi-
deocratica etc.), dunque immeritevoli del proprio rango. Onde la necessità di
non perdere di vista, in un’indagine sulle “borie”, i nessi tra una solidarietà di
ceto intellettuale, in figure per lo più di estrazione non aristocratica, o non alto-
nobiliare, e la critica che appunto investiva le patrie non effettivamente paterne.
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Si tratta di un’accezione significativa di “patria”, e di amore per essa, ma in
linea di massima meno “alta” nella costellazione dei sentimenti di appartenenza.
Sul punto della “parentela” si possono vedere le sintetiche chiare pagine (che
possono essere però oggetto di un’opportuna “complicazione” del discorso,
specie per quanto attiene alle differenze tra società di antico regime e società
successive) di A.M. Banti,
La nazione del Risorgimento. Parentela, santità e onore alle
origini dell’Italia unita
, Torino, Einaudi, 2011 (ed. or. 2000), pp. 3 sgg. Il discorso
sulla fedeltà alla patria, alle patrie, è chiaramente diverso – come si è accennato –
da quello che investe lo spettro più ampio delle “fedeltà”: che si allarga in primo
luogo ai legami (in parte maggiormente “orizzontali” e più connotati da accenti
“parentali”), nei confronti della famiglia, delle relazioni di amicizia, del maestro,
della corporazione, del quartiere, del gruppo sociale, della fazione, del partito,
della setta, della “scuola”, della confessione religiosa, del “credo filosofico”, etc.
Sulle rivendicazioni e fondazioni genealogiche del patriottismo municipale si
dispone – come è noto – di numerose ricerche (assai documentate ed eloquenti,
ad esempio, quelle di Roberto Bizzocchi sulle più diverse improbabili genealogie
in età moderna). Nel filone dei miti storico-politici riguardanti Napoli a titolo di
esempio si può ricordare l’elaborazione del mito politico che enunciava la «linea
di continuità Atene-Roma-Napoli» (con un rapporto privilegiato tra la prima
e l’ultima) nell’Accademia degli Oziosi, nella quale «prese corpo il mito della
Napoli antica nella Napoli moderna» (cfr. A. Musi,
«Non pigra quies
»
. Il linguaggio
politico degli accademici oziosi e la rivolta napoletana del 1647-48
, in E. Pii – a cura di –,
I
linguaggi politici delle rivoluzioni in Europa. XVII-XIX secolo
, Firenze, Olschki, 1992,
pp. 90 sgg.; poi in Id.,
L’Italia dei viceré. Integrazione e resistenza nel sistema imperiale
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