Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 79

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La «boria delle nazioni»
essere Popoli Civili, veri e liberi colti, mentre sono barbari servi in
essenza e sono barbari più perniciosi a lor medesimi e agli altrj che li
barbari scoverti
23
.
Ma mai, ovviamente, Doria avrebbe attinto, come invece Vico,
da Tacito materiali per ripensare in profondità la barbarie come
originaria condizione costitutiva dell’umano (almeno dell’umanità
che tornava ad essere tale), e quindi dismettere la “boria” raziona-
listica implicita nell’affermazione di modelli di popoli virtuosi in
quanto liberi e “colti” (la cultura civile di società rette da sapienti
leggi e poggiate su costumi retti)
24
. Si trattava tuttavia – va ripetu-
to – di una “boria” razionalistica, legata all’intrinseca “boria” del
suo illimitatamente fiducioso razionalismo pedagogico, che certo
spingeva a liberarsi degli impacci di vedute “naturalistiche” di ogni
tipo: un “antinaturalismo” marcatissimo, ed anche in ciò solitario,
che si staglia agli inizi del secolo nella cultura napoletana quasi ad
accompagnare, da una così diversa e distante, “ingenua”, posizione
teorica, l’acutissimo “antinaturalismo” del pensiero storicizzante
di Giambattista Vico (tanto acuto da non trascurare il peso di tutte
le condizioni e «bisogne» materiali a cui soggiacciono le nazioni).
Occorre tenere presente in primo luogo il tipo di interessi, di
23
P.M. Doria,
L’Arte di conoscer se stesso
, in
Manoscritti napoletani di Paolo Mattia
Doria
, vol. IV, a cura di P. De Fabrizio, Galatina, Congedo, 1981, p. 411.
24
Pur senza ridurre Tacito soltanto a maestro di “malizia”, come a prima vista
potrebbe sembrare, Doria non aveva condiviso il riferimento allo storico latino
nella cifra del sostegno al mito germanico dei popoli barbari portatori di una li-
bertà fiera e generosa. Sulla diffusione di tale mito nella cultura italiana Gustavo
Costa ci ha lasciato un bel lavoro ancora valido, che ha anche pagine su Doria:
G. Costa,
Le antichità germaniche nella cultura italiana da Machiavelli a Vico
, Napoli,
Bibliopolis, 1977 (su Doria specie pp. 308-316). Nell’
Educazione del principe
e nel-
la
Vita civile
era dichiarato l’antigermanismo doriano. Come si è visto, i barbari
settentrionali distruttori della romanità erano caratterizzati da costituzione fisica
grossolana, mancanza di fantasia e di capacità di rendersi disponibili ai poteri
dell’eloquenza, al più spiccando in loro le note della forza fisica, della costanza
delle passioni, ma quindi anche del cieco furore. Punto essenziale è che in essi
non si dava vero amore per la libertà, ma facilità invece a cadere nella servitù.
Non è qui certo il caso di seguire mutamenti di tale attitudine critica doriana
(anche attraverso la lettura di Temple, già messa in luce da Costa, etc.).
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