Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 81

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La «boria delle nazioni»
per la sua servitù sotto «tutte le straniere Nazioni» dopo che, con
l’«imperio Romano, aveva dominato «tutte le Nazioni della terra»
(e qui gli accenti di gloria patria davvero non sono trascurabili).
Una condizione di servitù, frutto di un processo di caduta sotto
un incomparabile servaggio morale, che nelle
Massime del governo
spagnolo a Napoli
era duramente addebitata alla «malizia» della po-
litica praticata costantemente dalla Chiesa di Roma di indebolire
gli autonomi stati italiani e di «distruggere nell’Italia tutte le virtù
civili delle quali i popoli sono capaci». Si trattava di una pugnace e
tenace linea di “anticurialismo” entro la quale si temperava anche
l’“antispagnolismo” doriano, se era vero che la ferma sovranità re-
gale sopra l’autorità ecclesiastica se non metteva al riparo «i popoli
di Spagna» dall’essere «guasti», al pari degli Italiani, «nella morale
christiana», li metteva in condizione, come avveniva tra i popoli
«ben’ordinati» delle monarchie assolute (la francese in ispecie) di
coltivare «l’amore verso la patria»
27
. Con ciò Doria contribuiva con
grande energia alla configurazione di una direttrice di interpreta-
zione della storia d’Italia, e dei mali della sua nazione (una «nazio-
ne», come del resto anche quelle spagnola e francese, costituita in
effetti da diversi «popoli»), che avrebbe avuto un’incidenza signi-
ficativa nelle costruzioni e rappresentazioni di parte “laica” e/o
“democratica” dei caratteri storici della nazione italiana.
Tale rilevante “patriottismo italiano” di matrice “etico-politica”,
non mancava peraltro di accompagnarsi o intersecarsi, nel corso del-
la non unilineare vicenda intellettuale doriana, anche con la richia-
mata tradizione, fortemente presente nella cultura meridionale, che
si era eletta erede del lascito speculativo dell’antichissima “sapienza
italica” fiorita nelle terre di una Magna Grecia liberata dalla matrice
greca. Doria avrebbe rafforzato con il tempo la “boriosa” genealo-
gia italica della propria direttrice speculativa platonizzante. «È cer-
27
P.M. Doria,
Massime…
,
cit., pp. 163-167. «La Spagna, benché ne’ costumi
sia disordinata, nell’amor della patria, e nell’ubidienza al Re, mercè l’auttorità
che il Re tiene sopra gli ecclesiastici, è ordinatissima. […] L’Italia all’incontro
[…] la veggiamo così indifferente ad ogni servitù, che Roma ha potuto chiamar
sempre a suo talento ogni straniera Nazione per discacciare quei principi che in
Italia ricusavan di regnar a lor voglia» (ivi, pp. 164-165).
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