Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 177

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Illusioni e delusioni del libero arbitrio
nuove e più convincenti rispetto a Descartes. La padronanza su se
stessi sarà ora ripensata a partire da una filosofia della natura che
prepara, contro Cartesio, la rivincita delle cause formali e finali e
che considera i meccanismi reattivi dei corpi (cioè quelli che noi
chiamiamo i meccanismi di
autoregolazione
) come significative prove
empiriche della necessità di tale rivincita.
Una simile strategia sembra emergere già in Ralph Cudworth.
L’autore della filosofia delle “nature plastiche” compose anche
un trattato sul libero arbitrio, rimasto inedito, nel quale emergono
alcune implicazioni significative del suo pensiero che, nelle ope-
re edite, non sono altrettanto chiaramente espresse. Cudworth è
un anglicano di posizioni arminiane ed è dunque un “rilassato” –
come Molina – e non un “rigido” come i giansenisti o i calvinisti.
Tuttavia, egli è insoddisfatto della concezione molinistica del libero
arbitrio la quale non riesce a dare una buona immagine dell’autono-
mia dell’agente. Ciò che Cudworth chiede a una filosofia dell’azione
non è di negare la determinazione causale dell’azione – ciò la ridur-
rebbe a un mero evento accidentale -, ma di assicurare che quella
determinazione causale viene
dall’agente stesso
, considerato come un
tutto
e non come una congerie di facoltà. In breve, l’azione libera
deve esprimere le qualità che potremmo chiamare “olistiche” del
suo agente, quelle che insomma lo caratterizzano come un’entità
organizzata e indissolubile, ed è esattamente questo a rendere signi-
ficativa l’azione e a darci la possibilità di giudicarne l’agente.
Questa concezione presentata nell’inedito di Cudworth sembra
contenere già molte delle tesi che incontreremo nella posizione
filosofica odierna che parla di “causalità dell’agente” e non di inde-
terminatezza della volontà
25
. Cudworth fa inoltre una mossa che,
mi sembra, nessuno aveva mai fatto prima di lui. Egli riabilita sì
la teoria stoica dell’
hegemonikón
, ma considera il controllo del Sé
superiore sul Sé inferiore non come una caratteristica che avvicina
25
Cfr. su questa distinzione T. O’Connor,
Libertarian Views: Dualist and
Agent-Causal Theories
, in R. Kane (ed.),
The Oxford Handbook of Free Will
, Ox-
ford-New York, Oxford UP, 2002, pp. 337-55. Tradizionalmente, si ritiene che
George Berkeley e soprattutto Thomas Reid siano stati i primi assertori di una
agent-causal theory
.
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