Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 183

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Illusioni e delusioni del libero arbitrio
5. Torniamo agli avversari dell’autodeterminazione, alla tradizione
agostiniana. Anch’essa finirà per arrivare a un vicolo cieco, sebbe-
ne di natura molto diversa da quella delle enfatiche teorie del libero
arbitrio di indifferenza. Il suo vicolo cieco si chiamerà “conoscen-
za di se stessi”.
Per mostrare infatti che noi non siamo in grado di padroneg-
giare i nostri atti, in assenza dell’illuminazione concessaci da Dio,
l’agostinismo dovrà insistere sul fatto che ogni conoscenza del no-
stro cuore non fa che confermarci questo dato. Quanti ritengono
di poter determinare i propri comportamenti sono semplicemente
ingannati da un attore interiore che fa loro credere di volere in base
a qualche ragione ciò che viene voluto invece per qualche passio-
ne o immaginazione. Tale attore interiore è quello che le morali
neo-agostiniane chiameranno l’
amour-prôpre
. Lo schema generale
della argomentazione neo-agostiniana è sempre lo stesso ed è in
fondo semplicemente un’estensione della descrizione aristotelica
dell’
akrasia
(libro VII della
Ethica Nicomachea
), con la sola differen-
za che, ora, i desideri che il soggetto morale non riesce a contene-
re non sono soltanto quelli caratterizzati dalla brutale impetuosità
della brama, ma anche quelli legati all’ambizione, al desiderio di
emergere (a corte o in società o perfino nella Chiesa), all’accu-
mulazione di beni. Responsabile di tutte queste nefaste passioni,
sarebbe infatti l’immaginazione, facoltà strutturalmente idolatrica
o che almeno diviene tale sotto l’influsso dell’amor proprio
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.
L’impossibilità della sovranità su se stessi viene però compensata
da qualcosa che i nuovi agostiniani sembrano ritenere invece pos-
sibile: la
conoscenza
di se stessi. L’analisi fredda e spassionata di noi
stessi resta possibile e i neo-agostiniani intitolano a questo ideale i
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La forma classica di questa trattatistica è data dal primo libro degli
Essais de
Morale
di Pierre Nicole (1671), ma Nicole riorganizza materiali ereditati da tutta
la precedente letteratura moralistica da Charron in poi (cfr. P. Nicole,
Essais de
Morale
, réimpression de l’édition de Paris, 1733-1771, Genève, Slatkine, 1971,
vol. I. Cfr. H. Busson,
La religion des classiques (1660-1685)
,
Paris, Puf, 1948; P.
Bénichou,
Morales du Grand Siècle
, Paris, Gallimard, 1948 (tr. it.
Morali del Grand
Siècle: cultura e società nel Seicento francese
, Bologna, il Mulino, 1990).
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