Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 173

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Illusioni e delusioni del libero arbitrio
In breve, il modello ascensionale o perfezionistico di vita mo-
rale è incompatibile con la valorizzazione della libertà di scelta.
Eppure, proprio qui, il più celebre amico di Gibieuf, Cartesio, si
separa da Gibieuf e anzi, addirittura, vi si contrappone.
È vero infatti che Descartes ispira a Gibieuf o almeno al lin-
guaggio di Gibieuf la descrizione dell’errore data nella quarta me-
ditazione metafisica. Secondo la quarta meditazione, infatti, è la
maggiore «ampiezza» (termine di Gibieuf) che la volontà ha rispet-
to all’intelletto ciò che rende possibile l’errore. E come Gibieuf,
Descartes è convinto che vi è una libertà di indifferenza dovuta alla
mancanza di lumi della ragione e che cioè non è altro se non una
mancanza di seri motivi per scegliere
21
. Ma, per contro, Descartes
non crede che l’adesione ai lumi che ci dà l’intelletto sia
necessaria
,
come Gibieuf credeva e come la teoria della Grazia in termini
di Grazia efficace richiede. Per Descartes, anche l’adesione alle
evidenze intellettuali dipende da un atto autonomo (indifferente)
della volontà. Almeno è quanto Descartes affermerà tra il 1644 e
il 1645 nelle lettere al gesuita Jean Mesland e che già è adombrato
nei
Principia Philosophiae
:
quando una ragione molto evidente ci muove in una determinata
direzione, sebbene, moralmente parlando, a fatica potremmo dirigerci
in senso opposto, da un punto di vista assoluto, tuttavia lo possiamo
22
.
Gli interpreti si sono interrogati sulle ragioni della scelta del
Descartes maturo, concependola chi come un’evoluzione, chi
21
Su Descartes e Gibieuf, rinvio soprattutto a E. Scribano,
Da Descartes a
Spinoza. Percorsi della teologia razionale nel Seicento
, Milano, Angeli, 1988, pp. 13-81.
22
Seconda lettera a Mesland, 9 febbraio 1645? (Adam-Tannery, IV, p. 173).
Ma vedi anche
Principia Philosophiae
, § 37:
«
magis profecto nobis tribuendum est,
quod verum amplectamur, quia voluntarie id agimus, quam si non possemus
non amplecti
»
(Adam-Tannery, VIII/1, pp. 18-19). Cfr. le opposte interpreta-
zioni della svolta cartesiana di E. Gilson,
La doctrine cartésienne de la liberté et la théo-
logie
, Paris 1913; J. Laporte,
La liberté selon Descartes
, in
«
Revue de Métaphysique
et de Morale
»
,
1937; F. Alquié,
La découverte métaphysique de l’homme chez Descartes
,
Paris, Vrin, 1950.
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