Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 181

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Illusioni e delusioni del libero arbitrio
le “nude”, senza coscienza) partecipano. A questo punto, l’azione
umana può apparire a Leibniz come appartenente simultaneamen-
te a due regni: il regno della natura, basato su leggi fisiche, al quale
nessuna azione prodotta da enti naturali può sottrarsi; ma altresì il
“mondo morale” o il regno di Dio in cui ogni azione conta come
un atto di volontà fondato su ragioni che “inclinano” ma non “ne-
cessitano” (secondo la terminologia cara ai teologi gesuiti).
Nonostante che questa struttura di corrispondenze sia affa-
scinante e ben articolata, essa rivela però facilmente il suo pun-
to debole. A partire da Molina, l’universo delle
cause necessitanti
e
quello delle
ragioni motivanti
si erano andati allontanando sempre
più. Leibniz prova a riavvicinarli e a stringerli in nodi analogici
sempre più forti, chiamando continuamente in causa il suo celebre
principio o meta-principio, quello di Ragion Sufficiente. Tuttavia
l’approssimazione non si trasforma mai in identità e Leibniz non
riesce a riabilitare realmente l’eredità che Aristotele gli aveva con-
segnato: le cause formali e le cause finali. Un’organizzazione è sì
una causa formale, ma irrimediabilmente contaminata di meccani-
cismo; mentre d’altra parte le “ragioni” o i “motivi” che diamo del-
le nostre azioni, sono sì cause finali, ma ormai irrimediabilmente
infettate dalla spettralità della dimensione coscienziale.
In generale, si può poi notare che l’idea che si possa consoli-
dare una morale della padronanza su se stessi facendo appello a
una filosofia della natura che ammette sistemi autoregolativi ap-
pare problematica. Il senso più profondo di tale morale dilegua
inevitabilmente e ciò che resta è una sorta di bio-economia che ci
spiega come possiamo utilizzare le dotazioni corporee e psicolo-
giche che la natura ci fornisce per vivere meglio e riprogrammarci
in maniera funzionale agli scopi che abbiamo deciso di prefiggerci.
Perfino un grande autore come Leibniz sembra talora scivolare su
questo sentiero e nel suo ispirato cristianesimo irenista si trovano
spesso degli
aperçus
che fanno pensare a quei manuali che, a partire
dal XVIII secolo, ci proporranno una razionale condotta di noi
stessi nelle occasioni della vita mondana
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. Questi manuali, all’i-
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Si vedano le sette regole di vita ragionevole e felice che, in un altro dialogo
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