Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 176

Francesco Piro
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Tuttavia, la scelta di Descartes di sganciarsi dalla discussione te-
ologica sull’argomento, spostandosi sul piano puramente fenome-
nologico dell’esperienza interna, è significativa e comporta anche
un prezzo. Su questo piano, si può certamente stabilire che abbia-
mo l’evidenza della nostra libertà. Ma non possiamo poi dimo-
strare che all’evidenza interna corrisponda una realtà esterna, dal
momento che abbiamo rinunciato di proposito a discutere di come
Dio agisca nei confronti della mente libera. Cartesio è dunque il
primo autore che non possa garantire una corrispondenza tra
espe-
rienza
della libertà e
realtà
metafisica della libertà e può darsi che
la cautela che egli mantiene su questo nesso sia più importante di
ogni altra cosa che egli abbia detto sull’argomento. Essa influenze-
rà indubbiamente sia quel suo allievo che approderà alla conclusio-
ne che il libero arbitrio non è un’evidenza ma piuttosto un’illusione
o un autoinganno della coscienza – Spinoza –, sia quelli che in
futuro discuteranno della libertà soltanto in termini di postulato
indimostrabile della filosofia dell’azione, vale a dire Kant e la tra-
dizione da lui ispirata.
4. Uno degli effetti dell’operazione cartesiana è la trasformazione
che il tema della padronanza su se stessi subisce nel momento in
cui esso viene reimpostato a partire dalla problematica dei rapporti
tra anima e corpo. Fino ad ora il problema della padronanza su se
stessi era stato considerato come un tema di carattere morale, me-
tafisico, teologico. Ora, una delle questioni di fondo diviene quella
degli eventuali supporti fisici che la natura ci fornisce per la con-
quista dell’autonomia.
Non a caso, proprio su questo punto, le filosofie della natura
anti
-cartesiane si proporranno spesso come capaci di dare risposte
les a mises en nous
»
. È difficile capire come Descartes tenesse insieme queste
due idee e può darsi che egli abbia ritenuto che, in questo contesto, Dio abbia
esercitato la propria sovranità sulle leggi logiche e che si debba rinunciare a
una spiegazione comprensibile, come ipotizza M.J. Latzer,
Descartes’s Theodicy of
Error,
in E.J. Kremer - M.J. Latzer,
The Problem of Evil in Early Modern Philosophy
,
Toronto-Buffalo-London,
University of Toronto,
2001, pp. 35-49.
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