Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 169

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Illusioni e delusioni del libero arbitrio
volontà diversa
da quella che ha di fatto. La possibilità di una simile
voluntas reflexa
è dimostrata, secondo i teorici più conseguenti del
libero-arbitrarismo, dai molti casi in cui qualcuno, riconoscendosi
troppo sensibile a motivazioni poco nobili, si è impegnato a mo-
dificare le proprie motivazioni di partenza. Così l’acquisizione di
abitudini funzionali a stimolare un comportamento virtuoso – un
tema classico di tutta la filosofia morale di impianto ascetico – ini-
zia a venire interpretata come una strategia di condizionamento
della volontà da parte di se stessa ovvero di costruzione di un Sé
adeguato a quello che la volontà stessa esige. Tuttavia, è una linea
teorica che conduce ad evidenti paradossi logici perché l’atto di
volontà attuale verrebbe ad essere al tempo stesso libero e però
condizionato dagli atti di volontà del passato, senza che sia chiaro
se la volontà attuale di rispettare i precedenti auto-vincoli sia auto-
noma o meno. Se si accetta la prima ipotesi, l’abito non ha un’ef-
ficacia autonoma rispetto ai singoli e irrelati atti di scelta che lo
confermano nel corso del tempo. Se invece occorre postulare che
l’acquisizione dell’abito renda sempre più improbabile la defezione
e che l’autovincolo possa essere realmente coattivo, l’acquisizione
dell’abito e la persistenza della libertà di scelta sembrano divenire
reciprocamente incompatibili. E qui si manifesta una fondamen-
tale aporeticità del pensiero dei molinisti. Seguendo la tradizione,
essi valorizzano l’acquisizione degli
habitus
come l’indispensabile
via all’acquisizione di una virtù stabile e dunque salda. Ma, d’altra
parte, la teoria dell’indifferenza della volontà obbliga a reinterpre-
tare gli abiti come meccanismi coattivi attraverso i quali la volontà
presente si sforza di controllare la volontà futura, dunque come
processi in cui viene perduta proprio quella libertà di scelta che i
molinisti avevano valorizzato come base di ogni atto morale
16
.
16
La volontà riflessa era stata negata da Gabriel Vazquez e affermata da Sua-
rez, Coninck e altri importanti teologi morali della Compagnia. I problemi logici
correlati sono affrontati soprattutto da M. de Ripalda,
De Ente Supernaturali
…,
lib. III, disput. XVI, e da F. de Oviedo,
Integer Cursus Philosophicus
, disp. IX. Il
primo arriva intrepidamente alla conclusione che gli atti che promanano da ef-
ficaci comandi su noi stessi
non sono
liberi e dunque non hanno valore morale
autonomo, così che gli atti abituali tipici del virtuoso vengono sostanzialmente
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