Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 161

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Illusioni e delusioni del libero arbitrio
La nuova strategia apologetica nasce all’evidente scopo di uscire
dall’alternativa secca intorno alla quale aveva ruotato il precedente
dibattito teologico:
o
l’uomo può rivolgersi al bene (almeno a qual-
che bene) senza l’aiuto di Dio
oppure
l’uomo non può fare nulla sen-
za l’aiuto di Dio. Per la nuova strategia apologetica, è vero che l’uo-
mo non produce del bene se non viene costretto a farlo da specifici
fattori ed eventi che Dio ha decretato (cioè dalla “Provvidenza”,
intesa come momento dinamico del piano divino). Tuttavia, tali
eventi non sono sovrannaturali. Li riconosciamo come “provviden-
ziali” solo perché nascono da una disposizione delle cause naturali
sorprendentemente opportuna. Vico applica questo modello alla
costituzione dell’ordine civile ed è per questo che egli evita sia la so-
luzione degli ottimisti stoico-aristotelici (Grozio, i gesuiti) per i qua-
li l’ordine civile è una conseguenza naturale di quella razionalità che
l’uomo mantiene anche dopo la caduta – soluzione che renderebbe
possibile una società di atei, come ipotizza Bayle –, sia l’opposta
soluzione che fonda l’ordine civile sulla rivelazione divina, cioè su
un fatto miracoloso
8
. L’ordine civile è reso possibile da un fattore
antropologico (o potremmo dire: da un fattore antropologico spe-
cificamente potenziato da eventi concomitanti) che è comune alla
vera religione e alle false, vale a dire il terrore di fronte alle potenze
della natura accoppiato con l’angosciata coscienza della propria de-
bolezza. Questa è la base dei grandi riti civilizzatori (sacrifici, matri-
monio, sepoltura) i quali, ancora una volta, sono propri della
religio
rico complessivo di queste due teodicee e la loro razionalizzazione dell’idea di
economia della salvezza, cfr. soprattutto G. Agamben,
Il Regno e la Gloria. Per una
genealogia teologica dell’economia e del governo
, Milano, Neri Pozza, 2007, pp. 288 sgg.
8
L’agostinismo aveva sempre sostenuto che Dio può provvidenzialmente
stabilire che l’ordine civile nasca da false credenze religiose, superstiziose e ido-
latriche, e che “false” virtù possono condurre gli uomini a comportamenti so-
cialmente opportuni. Ma era tipica delle correnti agostiniane anche l’insistenza
sulla differenza tra tali virtù false e quelle “vere” dipendenti dalla Grazia, un’in-
sistenza che in Vico non troviamo. Egli evidentemente era consapevole che una
dottrina che deduce la costituzione dell’ordine civile dalla sregolata immagina-
zione umana rischia altrimenti di assumere un tono “monastico”, anti-politico e
anti-civile, come era avvenuto evidentemente nel caso dei giansenisti (si pensi al
celebre J. Esprit,
La fausseté des vertus humaines
– 1678).
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