Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 153

Il motivo della vanagloria
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fatto gli ordini civili per gli quali vivano in società»
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.
Pur nell’ovvia consapevolezza della distanza rispetto alla forza
speculativa vichiana, l’importanza dell’argomento della vanagloria
dei popoli e dei sapienti si mostra, per diverse ragioni, anche nelle
lezioni della Medinaceli. Il terreno dell’indagine storica, tanto dei
fenomeni “civili” quanto di quelli fisico-naturali, si costituisce a
partire da un imperativo etico di libertà, nel quale l’autonomo
esercizio del pensiero si coniuga con l’adozione di un corretto
metodo di ricerca che ne garantisce la legittimità dei risultati. Alla
luce di tale presupposto, il darsi stesso della possibilità di un sa-
pere storico in quanto libera indagine scientificamente condotta
si determina muovendo dall’esigenza di trasparenza e di onestà
intellettuale che induce a smascherare l’atteggiamento menzogne-
ro ed ingannatorio di uomini e popoli che si erano indebitamente
elevati a protagonisti del corso degli eventi umani. Attraverso gli
occhi dei «buoni storici», che in ciò si fanno anche «uomini saggi»
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Ivi, p. 497. Come è stato osservato, nella riflessione sul concetto di boria si
mostra altresì il nesso profondo che lega la filosofia della storia vichiana all’am-
bito etico, in relazione al quale è possibile pure individuare motivi che si rivelano
produttivi per la nostra attualità. La consapevolezza del rischio dell’ingenerarsi
della «boria delle nazioni» o di quella dei «dotti» (perché, per l’appunto, insito
nella natura umana stessa) getta luce sulla pericolosità «di ogni forma di super-
bia etnocentrica», così come «antropocentrica», schiudendo lo spazio ad «una
delle questioni cruciali della nostra contemporaneità, e cioè se non sia possibile
riproporre un universalismo etico che sappia coniugare la normatività del prin-
cipio e la differenza storico-culturale, la necessità di costruire schemi, modelli e
paradigmi e ciò che l’esperienza, attraverso la ricerca storico-analogica, offre al
nostro sguardo e alla nostra comprensione» (cfr. G. Cacciatore,
Le «borie» di Vico
tra etica e filosofia della storia
, in «Rivista di filosofia», CII, 2011, 3, p. 378). Cfr. pure
Id.,
Universalismo etico e differenza: a partire da Vico
, in «Bollettino del centro di stu-
di vichiani», XXXVIII, 2008, pp. 7-26, e R. Diana,
Andrea Sorrentino e la «boria»
universalistica di Vico
, in A. Sorrentino,
La cultura mediterranea nei «Principi di scienza
nuova»
, a cura di A. Scognamiglio, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2011,
pp. 71-82 (ora in Id.,
Identità individuale e relazione intersoggettiva. Saggi di filosofia
interculturale
, Roma, Aracne, 2013, pp. 115-128). Muovendo dal confronto con la
lettura di Sorrentino, l’autore adombra la questione sostanziale della possibilità
che Vico stesso, nella sua visione universalistica, sia incorso in un atteggiamento
borioso, che, peraltro, per diversi aspetti, riguarda «molti altri illustri esponenti
della tradizione filosofica occidentale» (ivi, p. 122).
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