Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 150

Clementina Cantillo
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smentisce con forza la tesi del primato della civiltà greca, invitando
a rivolgere lo sguardo alle origini remotissime di poesia e musica,
antiche quanto l’umanità stessa, attribuendone la paternità precisa-
mente all’antidiluviano Jubal, figura peraltro utilizzata già durante
il Medioevo insieme a quella di Pitagora per rappresentare la mu-
sica speculativa:
Ma taccia, né più si vanti la Grecia: che l’origine della poesia non si
dee se non agli Ebrei, avendo avuto quasi nel principio del mondo i
suoi natali […]. Tutta fiata di poeta alcuna più antica memoria non
abbiamo, se non quella di Giubale, di cui dicono le Sacre Carte: “Ipse
fuit pater canentium cithara et organo”. Laonde noi lo diremo primo
poeta. Posciaché gli antichi musici erano parimenti poeti, benché co’l
tempo si fussero divisi
42
.
A Jubal fa riferimento anche la tradizione erudita nord-europea.
Nel
De artis poeticae natura, ac constitutione
il Voss, riconoscendo la
natura non raffinata e priva di ornamenti dei primi componimenti
poetici, indica quale prova inconfutabile della nascita della poesia
proprio quella fornita dal citato luogo della
Genesi
(IV, 21), così
come, in un altro passo e sempre con la finalità di confutare il
preteso primato dei Greci, è ancora in Jubal che viene individuato
l’inventore della musica e del canto, originariamente uniti e solo
successivamente separatisi
43
. Lo stesso concetto, con la medesima
impostazione, compare anche in Bochart, la cui
Geographia sacra
,
come si è accennato, è esplicitamente richiamata nelle lezioni di
42
G. Messere,
Della poesia
, in
Lezioni dell’Accademia di Palazzo del duca di Medina-
celi
,
cit., t. III, pp. 194-195 (Lezione II). Sulla figura di Messere, maestro di Gian-
vincenzo Gravina, rinvio ai miei contributi
Filosofia, poesia e vita civile in Gregorio
Messere. Un contributo alla storia del pensiero meridionale tra ’600 e ’700
, Napoli, Mora-
no, 1996, e
L’utilità del finto. Tra poesia, storia e ordine civile
, Napoli, Loffredo, 2012.
43
Cfr. G.J. Voss,
De artis poeticae natura, ac constitutione
, Amstelodami, apud Lu-
dovicum Elzevirium, 1647, pp. 13-14 e 81-82.
La nota tesi secondo la quale i
miti greci non sarebbero altro che la versione corrotta delle storie dell’Antico
Testamento compare anche nel primo libro del
De theologia gentili
,
De origine ac
progressu idolatriae
, e proprio attraverso la figura di Jubal (cfr. G.J. Vossii
Opera
,
vol. V,
De idololatria Gentili. De theologia gentili, et physiologia Christiana
, libri IX, Am-
stelodami, ex typographia P. e J. Blaeu, 1700, p. 49; cfr. pure p. 47).
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