Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 158

Francesco Piro
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e ottimismi sulla natura umana. Il testo più lungo che discuta del
problema è il
De Uno
, anzi soprattutto la sua seconda parte, il
De
Constantia Iurisprudentis
(d’ora in poi
De const
.). Vico definisce qui la
libertà come una conseguenza dell’istinto del pudore che Dio in-
stalla nell’uomo. La libertà è anzi la “materia” alla quale il pudore dà
“forma”
1
. Infatti, Vico intende l’
arbitrium
soprattutto come
rerum ar-
bitrium
, cioè come capacità dell’uomo di fare uso delle cose naturali,
e egli spiega che tale
arbitrium
non diviene
libertas
se non quando è
moderato dal pudore, che impedisce all’uomo di asservirsi alle cose
stesse: «Moderatum utilium rerum arbitrium naturalis libertas est»
2
.
Su tale base può nascere la cooperazione interumana (il
commercium
)
che sarebbe altrimenti impossibile e, in quanto parte di tale rela-
zione, l’uomo può essere caratterizzato come
suus ipsius
, cioè come
padrone di se stesso dotato di
naturalis auctoritas
(
De const
., IV, § 6).
Non si tratta di una deduzione di esemplare chiarezza. Non è fa-
cile, per esempio, capire se la
naturalis auctoritas
nasca direttamente
dalla qualità morale dell’essere capace di auto-moderazione o invece
presupponga un passaggio esterno, quello per il riconoscimento al-
trui, cioè se Vico stia parlando di una qualità puramente morale o in-
vece giuridico-politica. Il fatto che il testo ci dica cursoriamente che
chi non è in grado di difendersi dalle offese altrui non è
dominus suae
libertatis
e dunque è servo (
De const
., IV, § 5), lascia pensare che Vico
stia pensando a un processo articolato di cui la moderazione indotta
dal pudore è solo una parte e il riconoscimento dei pari un’altra. Ma
diamo pure per scontato che il nesso pudore-libertà sia il cuore del
ragionamento vichiano e che questo nesso rinvii a un preciso insie-
me di dottrine sulla libertà umana intesa in senso morale. Di quale
tipo di antropologia teologica Vico si fa interprete adottandole?
Poiché il pudore è un sentimento che presuppone una natura
umana ancora capace di una certa consapevolezza di sé, dunque
indebolita (
labefactata
) ma non distrutta dal peccato originale, il di-
scorso di Vico sembra inscriversi in una antropologia teologica so-
1
Cfr.
De const
., II, § 3 (cfr. G. Vico,
Opere giuridiche
, a cura di P. Cristofolini,
Firenze, Sansoni, 1974, p. 403).
2
De const
., IV, § 3 (ivi, p. 411).
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