Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 146

Clementina Cantillo
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avevano avuto solo il merito di apprendere e diffondere. Essi non
furono i primi scopritori né della teologia e della filosofia, né dell’a-
stronomia e delle scienze, e tantomeno, come si premura di chiari-
re subito anche Valletta all’inizio del suo discorso sui persiani, delle
«armi» e delle «lettere»
33
. «L’arti e le scienze e le lettere» «vennero»,
infatti, alla Grecia «dai Fenici, per via d’Egitto», chiarisce Caravita
nella sua lezione sulla «repubblica dell’Ebrei», richiamandosi, poi,
a tale proposito esplicitamente alle tesi di Bochart:
Fu egli [Mosé] sovrano in tutte le scienze e dottrine, le quali fiorivano
allora maravigliosamente in Egitto, donde venute quivi da Fenicia,
passaro poi in Grecia e ‘n tutto il mondo. Il che da molti savi scrittori
è stato mostrato e sovra tutti lo pruova dottissimamente Samuel
Bocharto
34
.
Dinanzi alla necessità di rispondere alle falsità sostenute dai gre-
ci con argomenti che le svelino mostrando l’inconsistenza del sen-
timento di vanità da cui sono scaturite, gli accademici si volgono
ad indagare il processo storico ripercorrendone il «nascimento»,
l’«ingrandimento» e la «ruina», e ricercandone le cause
35
. Emerge,
così, una interpretazione dinamica della storia del sapere e delle
civiltà, contrassegnata dalla consapevolezza del carattere divenien-
te di ogni realtà e produzione umana e pervasa da un forte senso
della storicità della cultura e dei costumi. La ricerca di un senso
unitario nell’articolazione delle correnti di pensiero nella dichiarata
assunzione di presupposti antidogmatici e antiscolastici, configura,
inoltre, il peculiare contributo offerto, in particolare da Valletta,
33
Cfr. ivi, pp. 68 e sgg. e G. Valletta,
De l’imperio de’ Persiani
, cit., p. 167 (Lezio-
ne I). La tesi opposta è sostenuta da Carlo Russo, per il quale la disputa circa la
precedente antichità vede gli egizi «accorti» profittare della debolezza dei greci
dopo il diluvio per «vantarsi» di essere stati inventori delle lettere e delle scienze
(cfr. C. Russo,
Lezione seconda intorno all’imperio de’ Greci
, in
Lezioni dell’Accademia di
Palazzo del duca di Medinaceli
, cit., pp. 269-270).
34
N. Caravita,
Lezione terza della Repubblica dell’Ebrei
, cit., p. 113.
35
Cfr. E. Cicatelli,
Ragionamento istorico del primo imperio dell’Assiria
, cit., p. 49.
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