Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 138

Clementina Cantillo
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partire dall’errore di Platone, Vico perviene, così, al chiarimento
del principio fondamentale della distinzione tra sapienza volgare e
sapienza riposta, la quale non è frutto di capriccio intellettualistico,
ma discende direttamente dal piano della storia ideale eterna, nella
misura in cui su di esso «corrono in tempo» le storie delle nazioni,
con il proprio linguaggio, i propri costumi, la propria cultura ed
istituzioni. All’atteggiamento vanaglorioso dei dotti è riconducibi-
le anche la critica che, nel capo V della
Scienza nuova
del ’25, Vico
rivolge ai tre massimi filosofi del diritto del suo tempo: Grozio,
Selden e Pufendorf, i quali, a partire dalla loro sapienza elevata,
hanno erroneamente interpretato il diritto naturale secondo le
«massime ragionate di morali filosofi e teologi», applicandole ai
«costumi delle nazioni» ed impedendosi, così, di capire l’evoluzio-
ne storica delle differenti forme di “autorità” che si sono succedu-
te nel tempo fin dalle leggi delle prime nazioni. E – come si legge
al capo VI – proprio tale errore, commesso da dotti e filosofi, filo-
logi ed eruditi, ha costituito la ragione per la quale «è mancata una
scienza la quale fosse, insieme, istoria e filosofia dell’umanità», in
grado di sottrarsi al diffuso errore di interpretare le prime età delle
nazioni alla luce dell’idea di una sapienza riposta
13
. La teologia dei
primi poeti fu, invece, una teologia «volgare» precisamente perché
prodotta dal «volgo», così come «volgare» e «favolosa», nutrita di
senso e corporeità, è la sapienza che la esprime, giacché il mondo
delle gentili nazioni non è cominciato «da alcuni uomini sapienti
che l’avessero ordinato per riflessione» ma da «uomini bestioni»,
ad esso convenuti «per un certo senso umano»
14
. Rispetto a tale ve-
rità storica, esemplare è l’atteggiamento della «nazion boriosa» per
eccellenza, la Grecia, che ha vantato essere suo fondatore Orfeo,
«ricco di sapienza riposta». Ma nella stessa presunzione sono ca-
Sui passi richiamati si vedano le note di Battistini (G. Vico,
Opere
, cit., t. II, pp.
1520 e 1764). Della
Scienza nuova
1725 è recentemente apparsa – in “Quaderni
di Logos”, 9 – un’edizione a cura e con introduzione di Fabrizio Lomonaco.
13
Cfr.
Scienza nuova
1725, pp. 987-992. Vico fa esplicito riferimento qui al
De
theologia gentili
di Gerhard J. Voss.
14
Ivi, p. 993.
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