Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 160

Francesco Piro
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una volontà ancora più accentuata di fare nascere l’ordine civile
dalla Provvidenza e non da eventuali residui di razionalità dell’uo-
mo caduto, il quadro teorico di fondo non muta. Vico conserva la
scelta di fondo di fare operare la Provvidenza per vie naturali. La
Provvidenza non è la Grazia o – se vogliamo – è una Grazia che
opera con strumenti naturali, con conseguenze generalmente bene-
fiche ma non sempre e non necessariamente tali e che, soprattutto,
non conduce l’uomo alla
salvezza
, ma semplicemente alla
civilizzazio-
ne
. È un quadro che deve moltissimo ad Agostino, evidentemente,
ma che accentua rispetto all’agostinismo la differenziazione tra l’o-
perare di Dio per mezzo della natura e il miracolo vero e proprio.
Anche qui si può pensare al tentativo di Malebranche di mostrare
che Dio può ottenere effetti “morali” anche con dispositivi mera-
mente “fisici”
6
. Ma sarebbe più corretto dire che Vico partecipa di
una svolta complessiva che si era verificata tra la fine del XVII se-
colo e l’inizio del XVIII secolo, una svolta a cui partecipano anche
autori dei quali egli non ha alcuna nozione (per esempio il Leibniz
della
Teodicea
, che sembra essergli del tutto ignoto). Questa svolta è
centrata fondamentalmente sulla naturalizzazione della Grazia, cioè
sull’interpretazione della Grazia come un’economia provvidenziale
che coinvolge il genere umano come tale più che i singoli uomini, ai
quali beninteso Dio può sempre rivolgersi anche con mezzi mira-
colosi e straordinari – ma, guarda caso, si postula che non lo faccia
spesso né (per dir così) volentieri
7
.
così come – molto in breve – la teoria dell’uscita dall’erramento ferino grazie al
terrore nei confronti del cielo (
De const
., III, § 10). Ma l’invenzione scenica del
ritorno del fulmine rafforza evidentemente gli elementi di terrore superstizioso
presenti nel “pudore” primordiale.
6
Cfr. soprattutto N. Malebranche,
Entretiens sur la métaphysique, la religion et la
mort
, XIV, in
Oeuvres de Malebranche
, par A. Robinet, Paris, Vrin, 1965, XIII ; tr.
it.
Colloqui sulla metafisica, la religione e la morte
, a cura di A. De Maria, Cinisello
Balsamo, San Paolo, 1999
2
, pp. 422-443.
7
Sulle analogie tra Malebranche e Leibniz a proposito della limitazione dei
miracoli e della necessità per Dio di ottemperare alle norme della “saggezza”
nel distribuire la Grazia, cfr. S. Nadler,
The Best of All Possible Worlds. A Story of
Philosophers, God and Evil
(2008); tr. it. di F. Piro,
Il migliore dei mondi possibili. Una
storia di filosofi, di Dio e del Male
, Torino, Einaudi, 2009, p. 144. Ma sul senso sto-
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