Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 170

Francesco Piro
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Si potrebbe dire che la letteratura gesuitica in questo caso espri-
me in forma speculativa quella che è anche una contraddizione
pratica della politica della Compagnia. Da una parte, essa propone
modelli di costrizione ascetica molto duri e “disciplinanti”, solida-
mente basati su una psicologia dell’(auto)condizionamento. D’altra
parte, essa polemizza con l’assolutismo teologico in base al fatto
che la libertà di scelta è la condizione
sine qua non
perché l’uomo
possa essere considerato un soggetto morale. Queste due facce
non riescono a incontrarsi tra loro e dunque l’idea di auto-dominio
resta contrassegnata da evidenti tensioni teoriche.
Nondimeno, l’ideale della padronanza su se stessi penetra tra i
grandi ideali moderni e una parte centrale della letteratura religiosa
dell’epoca lo propaga, incontrandosi – soprattutto in Francia – con
la rinascita dello stoicismo in filosofia (Giusto Lipsio, Guillaume du
Vair). Si è parlato a tale proposito di uno “stoicismo cristiano” che
dominerebbe il pensiero morale francese precartesiano (Eymard
d’Angers), ma a ragione Henri Gouhier ha messo in dubbio la
perspicuità di tale categoria, ipotizzando che essa possa tutt’al più
indicare un uso di alcuni temi stoici da parte delle correnti anti-
agostiniane (cioè molinistiche) del cattolicesimo francese
17
. In real-
tà, ciò che più distingue la nuova morale cristiana ad orientamento
“stoico” dallo stoicismo classico (o dal neo-stoicismo laico) è che,
laddove il secondo vuole rendere l’
azione
indipendente dall’influen-
za delle passioni, predicando perciò un’anima impassibile, la nuova
filosofia morale cristiana mira a sottrarre la
volontà
dall’incostanza
e dunque cerca un rapporto
positivo
con le passioni, che possono
influenzare la volontà stessa: non basta depotenziarne l’influenza,
bisogna
modificarne la composizione
in modo da renderle più adeguate
a generare motivazioni moralmente positive. Solo chi riesce a pro-
durre le proprie passioni è veramente sovrano di se stesso, procla-
equiparati ad automatismi. Oviedo cerca di moderare queste conclusioni.
17
Cfr. H. Gouhier,
L’anti-humanisme au XVIIe siècle
, Paris, Vrin, 1987, pp. 113
sgg. Gouhier preferisce parlare di un uso di moduli stoici da parte di autori anti-
agostiniani (molinisti o filo-molinisti) differenziando fortemente tra loro i vari
casi analizzati cumulativamente da Eymard d’Angers (vedi nota 13).
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