Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 172

Francesco Piro
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punto l’ideale della padronanza su di sé a preoccupare Gibieuf.
Con un argomento che ricorda fortemente quelli che saranno suc-
cessivamente impiegati contro l’idea di autocausalità in metafisica,
Gibieuf nota che il dominio-su-se-stessi può essere tutt’al più una
metafora, dal momento che la relazione di dominio può sussistere
solo tra soggetti diversi – ovvero, per usare la nostra terminologia
attuale, non è una relazione riflessiva. L’indifferenza della volontà
non può dunque costituire uno stato positivo, ma semplicemente
uno stato negativo di indecisione nei confronti del bene o di ina-
deguata illuminazione. La libertà positiva, per contro, non consi-
ste nell’indifferenza, nella conservazione del potere di scegliere,
ma in uno
status
di superiorità rispetto agli oggetti materiali e di
apertura al bene trascendente che soltanto la Grazia efficace può
fornire. La libertà consiste dunque nella “ampiezza” (
amplitudo
)
della nostra volontà, ma tale ampiezza è male rispecchiata dall’in-
differenza che è soltanto una mancanza di determinazione
20
.
Gibieuf giunge dunque a una chiara antitesi tra due libertà. Si
tratta di due libertà tutte interiori, tutte morali (e non di due libertà
politiche come in Benjamin Constant o in Isaiah Berlin), ma tutta-
via chiaramente distinte: da una parte il potere di scegliere i propri
atti, d’altra parte l’acquisito
status
di cogliere il bene e perseguirlo.
Se la vita morale è finalizzata al passaggio a uno
status
di superiore
perfezione, allora il potere di scelta è una falsa libertà o una libertà
minore. Se invece si interpreta il potere di scelta come unica libertà
possibile e si bada alla sua preservazione, allora il soggetto morale
resta in un’eterna indeterminazione e dunque non muterà mai
status
.
20
G. Gibieuf,
De libertate Dei et creaturae, libri duo
, Paris, J, Cotterau,1630, cfr.
p. 10 (la libertà di indifferenza non è la vera libertà), p. 24 (elogio di S. Anselmo
d’Aosta), p. 267:
«
Basis Universae Libertatis est amplitudo infinita. […] Liber
est qui aut in illa immensitate conquiescit
»
; pp. 232-234: l’auto-determinazione
è, se letteralmente intesa, impossibile come lo sarebbe l’essere “sui causa” (an-
che qui Descartes andrà in direzione esattamente opposta). Cfr. F. Ferrier,
Un
oratorien ami de Descartes. Guillaume Gibieuf et sa philosophie de la liberté
, Paris, Vrin,
1980. Questo testo riporta anche l’aspra critica che Giansenio formula nel suo
Augustinus
a proposito della definizione della libertà come
amplitudo
(cfr. ivi, pp.
207-209).
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