Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 180

Francesco Piro
180
dottrina dell’
autonomia
degli agenti e mirava anche a darle un signi-
ficato pratico, dal momento che egli sperava di poter illuminare i
suoi lettori sul modo in cui essi possono contribuire a produrre le
condizioni del proprio “perfezionamento” morale
28
. Quindi in lui
ritroviamo tutta una serie di indicazioni volte ad aiutare il soggetto
a conseguire un pieno dominio sui propri stati e soprattutto (come
in Cartesio e nella trattatistica sull’uso delle passioni, più che nello
stoicismo tradizionale) un’efficace produzione dei propri stati
emo-
tivi
. Associando l’infelicità allo scontento verso Dio, Leibniz era
effettivamente convinto che tra i doveri del cristiano vi fosse anche
quello di auto-indursi a provare sentimenti piacevoli e confortanti
nelle peggiori occasioni della vita
29
.
La fondazione leibniziana delle ampie capacità di autoregolazio-
ne di cui disporrebbe l’essere umano è chiaramente naturalistica.
Una volta fatto il primo passo di ammettere una natura ben di-
versa da quella del mondo-macchina cartesiano – una natura tutta
composta di sistemi autonomi e non interagenti tra loro e tutta-
via tematizzantisi a vicenda: le “monadi” –, tutto il resto appa-
re facilmente deducibile. Da un lato, per Leibniz, i corpi restano
“macchine” – cioè organizzazioni, ovvero sistemi di monadi che
si accordano secondo regole – ma ereditano significative proprie-
tà olistiche e teleonomiche dalle monadi di cui sono composti.
D’altro lato, si può credibilmente argomentare che le proprietà
morali
tipiche della personalità umana semplicemente esprimano
in maniera più eminente quelle capacità di autoregolazione e anzi
di auto-perfezionamento di cui tutte le monadi (comprese quel-
28
Leibniz sposa la tesi che la volontà può modificare se stessa solo in modo
indiretto
, cioè abituandosi ad agire in modo diverso (Cfr. G.W. Leibniz,
Nouveaux
Essais sur l’Entendement Humain
, II, c. 21, § 47 sgg.; tr. it. G.W. Leibniz,
Scritti
filosofici
, a cura di M. Mugnai e E. Pasini, Torino, Utet, 2000, vol. 2, pp. 172-188).
29
Fin dalla
Confessio Philosophi
del 1672-3, Leibniz si mostra infatti convin-
to che all’ottimismo speculativo debba corrispondere anche un atteggiamento
fiducioso e ottimista verso il mondo, mantenendo anche in seguito tale con-
vinzione e cercando di spiegare come possiamo indurcela (cfr. G.W. Leibniz,
Dialoghi filosofici e scientifici
, a cura di F. Piro, Milano, Bompiani, 2007, pp. 84-89;
ma vedi anche il dialogo del 1695 riportato più avanti, pp. 334-341).
1...,170,171,172,173,174,175,176,177,178,179 181,182,183,184,185,186,187,188,189,190,...500
Powered by FlippingBook