Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 164

Francesco Piro
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Giansenio, senza “irrigidimento della cristiana morale”? Che senso
può avere? Ricostruiamo in primo luogo il contesto precedente del
dibattito, quello delle premesse teologiche della scoperta moderna
dell’ “autonomia” della sfera umana.
2. È significativo che Vico introduca la questione del libero arbitrio
a partire dalla domanda sul perché l’uomo libero possa dirsi
suus
o
sui ipsius.
La questione di fondo è perché il libero sia stato qualifi-
cato fin dall’antichità come “padrone di se stesso” e non piuttosto
semplicemente come non dipendente da altri. Ora, la risposta di
Vico è chiara. La padronanza su se stessi è la capacità di non cede-
re all’
arbitrium
, cioè di non pretendere il possesso e il consumo di
ogni bene circostante. Tale capacità di contenimento dei desideri
presuppone la relazione con altri – il pudore non essendo se non la
percezione di se stessi come esposti allo sguardo di altri, dei o uo-
mini che siano – ed è funzionale alla relazione con altri. Per Vico,
il primo effetto della libertà è il
commercium
con altri, che permette
il reciproco riconoscimento tra i non-schiavi, cioè la reciproca at-
tribuzione di
auctoritas
.
Come si vede, è vero che Vico considera il dominio di se stessi (ciò
che noi chiameremmo la libertà interna o libertà morale) come pre-
condizione per la libertà esterna (politica) ma intende tale precondi-
zione in un senso decisamente minimalistico: essa consiste in quelle
doti di razionalità che sono indispensabili per rendere affidabili gli
scambi. A partire da tale quadro analitico, non si capisce perché la
libertà (interna, morale) abbia potuto essere intesa più ambiziosa-
mente come autonomia, capacità di darsi norme da soli, esercizio
del potere di scelta su ogni comportamento. E ovviamente, ciò è
intenzionale da parte di Vico. Ciò che avviene
dopo
la costituzione
dell’opposizione tra i liberi ed i servi non interessa Vico. Possiamo
completare noi ipoteticamente il suo discorso. In una cultura che
definisce il libero in contrapposizione al servo, libero è colui che
può non fare
quello che gli si comanda, in opposizione alla necessità
(la coazione) che domina la vita del servo. Ma se il potere di scelta,
ovvero la capacità di sottrarsi ai condizionamenti, diviene l’elemento
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