Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 111

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La «boria delle nazioni»
Dove va sottolineata la diversa sorte, rispetto a quella delle di-
scendenze di Sem e di Cam, di tutti i «Giapeti». Essi soli infatti
in questa stagione della meditazione vichiana appaiono destinati
tutti ad essere soltanto per via del fulmine riscossi a fuoriuscire dal
bruto stupore nel quale si erano inabissati, avendo perso «omnem
[…] religionem» e con essa la loro «humanitatem»
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. Con il che – si
può osservare – i camiti, almeno per una parte della loro comune
vicenda, tendevano in effetti ad essere sottratti alla loro più bassa
collocazione nelle correnti gerarchie elaborate da consuete “borio-
se” ricostruzioni dei caratteri delle nazioni.
Ma, portando l’attenzione soprattutto sui fattori geografici in-
fluenti sui caratteri e sulla storia delle singole nazioni, può essere
agevoli nelle estesissime pianure mesopotamiche («in ingentibus camporum ae-
quoribus»); nel mentre «in Occidente genus divinationis natum tam rude quam
orientalium eruditum» (ivi, II, IX, [5-6, 18], pp. 431, 435). Dunque i primi sa-
pienti delle genti furono i Caldei. Però «Chami posteritas in Phoenicia ob chal-
deorum, et aegyptiii ob phoenicium vicinitatem, mature interiores disciplinas
invenire potuerunt» (ivi, II, IX, [18], p. 435); e si vedano poi – con la conferma
della stessa successione – le
Notae in librum alterum
, 15, p. 763 («Chamidae au-
tem ex vicinitate chaldaeorum – phoenices, nempe, et aegyptii – mature culti»).
Dunque Cam viene presentato come il capostipite delle genti abitanti in Egitto
e poi, con maggiore precisione, pure di quelle stanziatesi nella restante Africa
settentrionale, e quindi nel Mediterraneo meridionale; mentre Jafet il capostipite
di quelle che popolarono l’Europa (ma poi anche l’Asia settentrionale scitica),
e quindi il Mediterraneo settentrionale. A mio avviso v’è ancora bisogno di
uno studio organico sulla complessa materia, peraltro soggetta a revisioni, non
sempre chiare, nella vicenda della meditazione vichiana. Già altrove ho osserva-
to la discrasia che pare sorgere dal fatto che, nonostante nelle diverse versioni
dell’
opus magnum
sempre più Vico tenda ad accomunare le discendenze di Cam e
Jafet, ma anche quelle di Sem che non fossero i «soli ebrei», ancora nella «Tavola
cronologica» che appare nelle due ultime versioni della
Scienza nuova
, soltanto
«Giapeto» è indicato come colui «dal quale provengon’i Giganti» (
Sn30EC
,
post
p. 58; cfr. poi
Sn44
, p. 449). Su di una prima disamina del tema si tratteneva un
mio saggio, qui in più punti già ripreso: E. Nuzzo,
Gli «Sciti» e i «Chinesi» di Vico
,
in D. Armando - F. Masini - M. Sanna (a cura di),
Vico e l’Oriente: Cina, Giappone,
Corea
, Roma, Tiellemedia, 2008, pp. 301-335.
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«At Iaphetidae, longe a semitidis et chamitidis dissiti […], ad brutum stupo-
rem redacti omnes, fulmine excitandi fuerunt ut caelum crederent deum eiusque
voluntatem putarent Iovem» (
De constantia
, II, IX, [18], p. 435).
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