Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 116

Enrico Nuzzo
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Quapropter e Scythia gentes fortissimae prodiere, primum Thraces,
Germani Parthi; deinde
in asperam Europam
Vandali, Hunni, Gotthi,
Heruli, Longobardi, Turcae aliaeque barbarae nationes;
in mollem
Asiam provenere Seres, mitissimi et aequi amantissimi homines
80
.
In effetti le differenze climatiche – tra le polarità del «molle» e del-
l’«aspro» – segnano le caratteristiche dei grandi ceppi della discendenza
scitica. Infatti la fonte scitica della propagazione del genere umano a
sua volta ha una doppia diramazione, che tende però ad articolarsi in
una triplice discendenza. Così in Europa, «in «Occidente[m]», si ha la
discendenza delle «gentes fortissimae», e «in Oriente[m]», «in molle[m]
Asia[m]» quella di «mitissimi et aequi amantissimi homines» come i
«Seres». Ma nell’Occidente si profila poi un’articolazione che duplica
e differenzia la «fortitudo» barbarica. Perché prima «prodiere» nazioni
ugualmente fortissime («Thraces, Germani, Parthi») tra le quali però
v’erano anche alcune di quelle progenitrici di una tendenza (germanica)
alla libertà poi confluita nell’Europa cristiana. Viceversa «in
asperam
Europam» – un’Europa più lontana ed ancora più aspra di quella nor-
dica, parrebbe – si manifestarono «barbarae nationes» come «hunni,
gotthi, heruli, longobardi, turcae».
Tra l’altro una simile veduta permetteva diverse soluzioni. Da un
lato permetteva di inserire quella «turcica» in una costellazione di
nazioni le cui caratteristiche consentivano poi di riprendere la tradi-
zionale, canonica opposizione «Europa-Asia», quale lo stesso Vico
aveva sistematicamente praticato qualche anno prima, nella scrittura
del
De rebus gestis Antonj Caraphaei
. In questo testo «Asia» stava per
impero turco ed «Europa» per l’Europa pienamente occidentale, cri-
stiana: nella quale potevano essere erano unificate «potentiae» anche
avversarie, ma non radicalmente avverse, per religione e cultura
81
.
80
Ivi, XVII, [10], p. 501 (il corsivo è mio). Qui la mollezza orientale assume
caratteri positivi che non troveranno spazio nella matura più generale rappre-
sentazione storica vichiana delle vicende della «mollezza», della «dilicatezza». Su
questa materia, meritevole di approfondimenti, dirò qualcosa in conclusione di
questo saggio.
81
Come avveniva – secondo il
De rebus gestis Antonj Caraphaei
– nel caso della
«Galliarum potentia» la quale, per quanto sempre incombente con le sue pretese
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