Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 118

Enrico Nuzzo
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ivi riescono agricoltori, qui mercadanti; altrimenti sotto climi caldi e
più eterei che sotto freddi e pigri, che ivi nascono di acuto e qui di più
ottuso ingegno
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.
A questo passo si connette con tutta evidenza quello successivo
(del capitolo LVI [LVII], del libro II) nel quale a chiare lettere è
additata la crucialità della ricostruzione delle forme giuridiche per
intendere la totalità dei fenomeni che vanno a costituire le forma-
zioni socioculturali umane: ricostruendoli lungo una catena, una
disposizione seriale, logicamente e quindi anche temporalmente
disposta secondo un andamento genetico, e dunque presentata in
un ordine inverso rispetto a quello dato in precedenza.
Ma niuna cosa più della legge delle XII tavole con grave argomento
ci appruova che, se avessimo la storia delle antiche leggi de’ popoli,
avremmo la storia de’ fatti antichi delle nazioni. Perché – dalla natura
degli uomini uscendo i loro costumi, da’ costumi i governi, da’
governi le leggi, dalle leggi gli abiti civili, dagli abiti civili i fatti costanti
pubblici delle nazioni, e, con una certa arte critica, come quella de’
giureconsulti, alla certezza delle leggi riducendosi i fatti d’incerta o
dubbia ragione – i veri elementi della storia sembrano essere questi
princìpi di morale, politica, diritto e giurisprudenza del genere umano,
ritruovati per questa nuova scienza dell’umanità, sopra i quali si guida
la storia universale delle nazioni, che ne narra i loro sorgimenti,
progressi, stati, decadenze e fini
84
.
Appare chiaro come nel capitolo IX l’ordine ricercato e gua-
dagnato conoscitivamente dovesse essere descritto a ritroso – se-
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Sn25
, § 92, p. 1033 Andrebbe citato tutto il passo, nel quale va sottoline-
ato in primo luogo l’operare del principio dimostrativo basato sul ripudio del-
l’«impossibilità», della «sconcezza», che conduce al riconoscimento invece del
«dovere avere», del “dovere essere avvenuto”. Il ricorso alla teoria dei climi così
avviene qui all’interno di uno dei luoghi principali della definizione o trattazione
in termini “dimostrativi” della scienza vichiana, palesando il carattere indubbio
che agli occhi del pensatore napoletano riveste il nesso causale «natura de’ siti»
– natura degli uomini, entro il quale si situava anche la consolidatissima più de-
terminata dottrina della necessità che le forme dei governi non contraddicessero
le modalità del darsi di quell’essenziale condizionamento causale.
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Ivi, § 208, p. 1083.
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