Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 113

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La «boria delle nazioni»
In un discorso il quale provava a riorganizzare in un innovati-
vo tessuto concettuale e narrativo svariati materiali e “linguaggi”
(“storico-telogico”, “storico-erudito”, “etno-geografico”, etc.), si
poteva così rendere conto prima del rapidissimo apprendimento
da parte degli egizi delle «artes» apprese dai Caldei, quindi dell’im-
petuoso sviluppo da essi impresso loro, tra l’altro acquisendo pre-
sto «navalem et nauticam», e diventando così la prima «maritima
potentia» del Mediterraneo
73
.
Mi sono soffermato sugli Egizi. Ma gli esempi potrebbero es-
sere estesi a diversi popoli discendenti dal ceppo noetico. Così se
restiamo all’Occidente che dà sul mare mediterraneo e guardiamo
ai Cretesi, ed in genere alle «grecae gentes», abbiamo la conferma
che anche i primi per conseguire la «res et militia navalis» avevano
goduto di una duplice favorevole condizione naturale: quella della
«natura» etnica (tacitamente legata al clima) di essere «acutissimi» e
quella “geografico-ambientale” dell’essere «insulani»
74
.
Ma mi pare il caso di soffermarsi adesso sul caso della nazione
“orientale” degli Sciti, protagonista insieme con Caldei ed Egizi
della «propagatio generis humani» e quindi progenitrice di una va-
sta e diversificata serie di genti sia asiatiche che europee). È una
nazione della quale in mie precedenti pagine, già richiamate, ho
avuto modo di sottolineare la peculiarità dei caratteri culturali e
creta misurazione dei confini dei campi allagati ed alla costruzione di potenti
moli di argini. La stessa pressione ambientale delle inondazioni del Nilo spinse
poi gli egizi a conseguire «navalem et nauticam aliis maturius».
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«Ita, his artibus instructi, gentes rudes, inermes et inconditas facile debel-
labant, et cito maritimam Interni maris potentiam adepti sunt» (ivi, II, XVII,
[21], p. 507).
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Cfr. ivi, II, XXIX, [11], p. 655. La particolare acutezza dei cretesi, ma più in
genere dei greci (ed in particolare delle parte occidentale della Grecia), fu poi in
seguito ribadita. Si veda ad esempio la celebrazione del «mirum gentis acumen»,
cioè della gente della Grecia occidentale, di Samo patria di Omero e Pitagora,
dal quale non a caso venne «italicae et grecanicae philosophiae sublimioris ma-
gnum incrementum» (
Dissertationes
, IV, [18], p. 841). Comunque i greci sareb-
bero diventati davero «acutissim[i] et humanissim[i]», soltanto «post immensa
temporum intervalla», allorché tra di loro si sarebbero affermati» i «philosophi»
(cfr.
Notae in librum alterum
, 16, p. 763).
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