Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 107

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La «boria delle nazioni»
In un’indagine sistematica sulla materia l’attenzione dovrebbe
trascorrere subito sul capitolo successivo, il cui eloquente titolo
(«De iustitia rerumpublicarum ex ipsarum natura») conferma lo
stretto rapporto causale «populorum natura» – «rerum publicarum
natura» – «iustitia rerumpublicarum». Ebbene, in esso l’assunzione
di consuete teorie proprie segnatamente della trattatistica politi-
ca cinque-seicentesca (il conformarsi alle repubbliche aristocrati-
che di una contenuta estensione territoriale e di una politica non
espansiva, al contrario delle repubbliche popolari e delle grandi
monarchie imperiali) diventava funzionale alla tesi che per lungo
tempo i Romani, retti da governi di patrizi, avevano intrapreso sol-
tanto guerre giuste, «[bella] pura et pia», concluse vittoriosamente
con manifestazioni di «mansuetudo et clementia»: visione che di
lì a non molto sarà felicemente contraddetta dalla successiva “de-
nuncia” di un eroismo romano patrizio viceversa spietatamente
crudele (come denunzia già l’etimologia di «patria»); ma che qui
interessa segnalare perché accompagnata dall’idea che la lenta cre-
scita di Roma era avvenuta in modo tale da pervenire ad un «
iustum
reipublicae corpus», un organismo politico una volta rispondente
a giusta misura
64
.
Ma occorre andare avanti, ritornando più da vicino al nostro
tema, ed osservare come nel
De constantia
Vico assumeva con deci-
sione il clima (ed in particolare la «coeli temperies») a fondamen-
to delle disposizioni dei popoli a essere più o meno «ingeniosi»
e quindi, in un’importantissima sequenza di fattori causali, più o
meno idonei a inoltrarsi lungo la civiltà.
64
Cfr.
De uno
, CXLVI, [1, 3], p. 181. Il camminare dei romani «con giusto
passo» implica tutt’altro che il loro sottrarsi all’innovativo giudizio vichiano, suc-
cessivamente formulato, circa la natura brutale delle forme di “eroismo antico”,
quale in particolare quello impersonato dalle rinomate virtù patrizie romane. Si
è già su ricordata l’energia teorica, e anche etica, della demistificazione vichiana
della nobile genesi di ogni patria. Patria veniva dall’«unirsi in ordini, per resistere
alle moltitudini de’ famoli sollevati» dei «re delle lor famiglie», «polifemi» dalla
«feroce natura». Dunque
patria
«sottointesovi “
res
”, vuol dire “interessi di pa-
dri”, e i nobili se ne dissero “
patricii
”: onde dovettero i soli nobili esser i cittadini
delle prime patrie» (cfr. il luogo, già cit., di
Sn44
, § 584, p. 697).
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