Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 106

Enrico Nuzzo
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ni meno note della bella misura, e originaria coloritura bianca della
pelle, dei popoli non sottoposti a mutamenti di caratteri fisici da
particolari pratiche di costume; così come investe la giusta misura
alla quale è bene si fermino le umane nazioni entro processi ai
quali ad essa seguono insidiosa corruzione di costumi, decadenza
in un’estenuata «dilicatezza», rischio di morte (come attestano elo-
quentemente le tematiche dell’
akmé
delle nazioni e le tante sequen-
ze che Vico tratteggia delle sfere fondamentali di fenomeni per le
quali passano le comunità umane)
63
.
V’è un interrogativo però che individua un territorio che resta
largamente opaco in Vico: da dove viene in ultimo – evidentemen-
te non
de facto
, ma
de jure
– il carattere paradigmatico dei romani? E
la risposta non può essere semplicemente: dal loro avere cammina-
to con «giusto passo». Perché ciò rinvia all’ulteriore interrogativo:
da dove i loro «giusti passi»? Ecco allora che a gettare qualche luce
su questo spazio opaco può contribuire questo scorcio del
De uno
,
nel quale Vico di fatto riprendeva qualcosa del motivo dell’elogio
del clima massimamente temperato della regione italiana (espresso
nella stagione “latina”, ad es. con Vitruvio, delle riflessioni e scrit-
ture in materia di condizioni climatiche), ma senza svilupparne le
valenze sistematiche: peraltro difficili adesso da trarre relativamen-
te ad uno spazio geografico nel quale avevano convissuto etruschi,
romani, siculi; e relativamente al quale svariati protagonisti della
cultura napoletana avrebbero di lì a poco sottolineato la straordi-
naria diversità di climi e ambienti, e quindi di caratteri delle popo-
lazioni, già nel solo Mezzogiorno.
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Sugli ammonimenti vichiani all’opportuno «fermarsi» delle comunità poli-
tiche dopo avere conseguito le più alte conquiste di vero e di giusto rinvio, tra
i miei scritti, almeno a E. Nuzzo,
Vico e l’“Aristotele pratico”: la meditazione sulle
forme “civili” nelle “pratiche” della
Scienza nuova prima, in «Bollettino del Centro di
studi vichiani», XIV-XV, 1984-1985, pp. 63-129. Sulle problematiche dello «smi-
surato», dello «sformato», e viceversa della «misura», rinvio ad un mio testo tra
i più recenti:
Tra il corpo «sformato» e l’universale «informe». L’«indiffinita» forma della
mente umana in Vico
, in S. Ciurlia - E. De Bellis - G. Iaccarino - A. Novembre - A.
Paladini (a cura di),
Filosofia e storiografia. Studi in onore di Giovanni Papuli
, II.
L’Età
moderna
, Galatina, Congedo, 2008, pp. 263-277.
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