Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 103

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La «boria delle nazioni»
mazia etico-politica della «fortitudo» europea (e particolarmente
romana): generalmente espressa nella ferma attitudine al governo
degli «optimates» o del «principatus civilis», ma anche articolata a
seconda degli specifici caratteri naturali delle diverse «gentes».
In proposito si può qui aggiungere qualche contenuta considera-
zione preliminare. In primo luogo osservando che Vico in questa
stagione della sua meditazione tendeva a configurare in effetti un
rapporto causale piuttosto chiuso, unilineare, tra «populorum na-
tura» e «rerumpublicarum formae», come peraltro annuncia già il
secco titolo del caput CXLV del
De uno
, «De formis rerumpublica-
rum ex populorum natura»
58
. In secondo luogo rilevando nella pro-
filata fenomenologia dei caratteri “antropologici” e “politici” delle
nazioni elementi di incompiutezza, ravvisabili già nell’assunzio-
ne di tradizionali coppie oppositive “topo-etno-antropologiche”.
Da queste egli riprendeva le coppie “antropologiche” essenziali
«fortis-mollis» e «acutus-rudis» e la loro connessione con quelle
“geografiche” dell’opposizione «europei-asiani» (“occidentale”-
“orientale”). Invece soltanto tacitamente faceva affiorare l’altra
coppia “settentrionale”-“meridionale”, accennando ad esperienze
di una mollizie anche “meridionale” (come nel caso dei «Siculi»)
oltre che “asiatica”. Così nel
De uno
veniva proposta in primo luo-
go una generale bipartizione tra quasi tutti gli «europaei» e gli «asia-
ni», poi in effetti una quadripartizione che consentiva di tenere
dentro le svariate esperienze dei nessi tra nature dei popoli, con
le loro attitudini alle forme politiche, e appunto forme politiche,
quali si erano date tra gli antichi popoli europei che popolavano le
regioni che davano sul Mediterraneo.
Dunque una prima distinzione fondamentale era posta tra le
genti «fortissimae» rappresentate da quasi tutti gli europei («tales
fuere europaei ferme omnes»), e quindi disposte a forme di go-
verno ottimatizio o di monarchia temperata («principatus civilis»),
e viceversa quelle «molles et rudes», rappresentate dagli «asiani»,
facili ad essere sottoposti alla pure monarchie, a vivere «sub regnis
meris».
58
G. Vico,
De uno
, CXLV, in
OG
, p. 179.
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