Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 110

Enrico Nuzzo
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loro volta poi evidentemente interagenti con le condizioni materia-
li, fisiche, geografiche dei siti), o nell’ordine di strutture e ricorrenti
tempi della vita umana: le sollecitazioni che vengono dalle forme di
«necessitas» a cui sono sottoposti gli uomini; la «phantasia» più o
meno vivida, derivante dall’acutezza dei sensi, la quale a sua volta è
diversa già tra gli animali e gli uomini («brutis acerrimi sensus sunt
natura attributi»), poi secondo il sesso («foeminae quam viri sensilia
magis advertunt») e le età, tanto del singolo individuo che di ogni
gente, e dell’umanità in genere. Ecco dunque che «primos ingenio-
sos homines […] nihil aliud quam ingeniosos pueros fuisse»
69
.
Il
De constantia
è lo scritto per il quale è necessario passare e
ripassare per seguire il primo solido configurarsi e svilupparsi di
una vastissima serie di tematiche e proposte che troveranno la loro
laboriosa ulteriore sistemazione nelle versioni della
Scienza nuova
.
Nonostante i significativi antecedenti sui quali ci si è soffermati,
ciò vale anche in larghissima misura per la trattazione dei caratteri
delle nazioni entro un nuovo quadro di storia dell’umanità, delle
civiltà, nel quale erano chiamati a cooperare i “linguaggi” di cui si
è detto, il ricorso a diverse forme di “causalità”: “sacra”, “storica”
(“storico-strutturale”, etc.), “naturale” (“geografico-climatica”,
“geografico-ambientale”, etc.), “antropologica” (a sua volta una
causalità da ricondurre a forme strutturali della psicologia umana,
o a caratteri dei popoli acquisiti dai condizionamenti fisici, etc.).
La premessa da cui parte il discorso vichiano sulle nazioni resta
sempre quella, attinta alla storia sacra come una «philologica digni-
tas», della loro propagazione per il tramite delle discendenze di Noè.
Anno post Diluvium, ante babylonicam linguarum confusionem, Sem,
Cham, Iaphet exleges terram inter se divisisse; et in Assyria mansisse
Semum, Chamum in proximam Phoeniciam Aegyptumque, Iaphetum
in Europam commigrasse
70
.
69
Ivi, [8-11], p. 453.
70
De constantia
, II, IX, [3-4], p. 431. Le successive due «dignitates» affermano
che «in Oriente […] inter Chaldaeos», avvenne la precoce restaurazione (due-
cento anni dopo il diluvio) di una raffinata forma di «magia», che richiedeva
«astrorum observationes», peraltro – chiaro fattore causale “ambientale” – più
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