Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 101

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La «boria delle nazioni»
sarebbe stata ribadita nel
Diritto universale
, prima del venir meno
dell’interesse per i «Toscani» nella prima edizione della
Scienza nuo-
va
. Ma ciò entro un quadro teorico che già anteriormente a questa
ne modificava radicalmente caratteri e significato, ridimensionan-
do ogni “boria” di nazioni che fosse fondata su abbandonati pre-
supposti razionalistici. Infatti, soprattutto a partire dalle pagine del
De constantia
, il deciso ridimensionamento delle sterminate antichi-
tà anche delle nazioni più dotte impediva di proiettare il consegui-
mento e la trasmissione di saperi non elementari nella remotissima
antichità di un’umanità immersa «nella puerizia del mondo», e che
doveva rispondere alle pressanti esigenze dalla «necessità», non
certo alle sollecitazioni dal «piacere» o del «commodo»
57
.
La rievocazione di qualche tratto della trattazione delle genti col-
locate sul mare mediterraneo nel Vico all’altezza del
De antiquissima
è sembrata opportuna per fare presente l’importanza di ricostruire
accuratamente i materiali, i motivi, i “linguaggi”, che sarebbero
confluiti nel complesso assetto della scienza delle nazioni, e dei
loro caratteri, la cui elaborazione fu già potentemente avviata nel
Diritto universale
, in particolare nel
De constantia
.
I materiali relativi al “propagazionismo culturale” elaborati al
tempo del
De antiquissima
vennero poi utilizzati, sia pure entro una
prospettiva critica largamente rovesciata, adattandosi al compito
di rendere efficacemente plausibile il nuovo quadro di una confi-
gurantesi storia della civiltà (anzi di una “storia delle civiltà” in un
certo senso poi trasformatasi nelle versioni della
Scienza nuova
nel
disegno di una più unitaria “storia della civiltà”).
57
G. Vico,
Sinopsi
, in Id.,
Opere giuridiche
, a cura di P. Cristofolini, Firenze, San-
soni, 1974 (d’ora in poi
OG
), p. 7. Tali considerazioni poggiavano sulla meditata
formulazione di princìpi generali che prefiguravano successive celebri «degni-
tà». «La natura degli uomini è così fatta che prima attende al necessario, poi al
commodo, finalmente al piacere». «La stessa natura degli uomini è pur così fatta
che prima avvertono alle cose che ci toccano i sensi, poi a’ costumi, finalmente
alle cose astratte» (
ibid
.). Abbiamo già a che fare con elementi di un’inaggirabile
struttura del dinamico mondo umano (elementi che confluiranno nella nozione
matura di una «storia ideale eterna»), struttura – si badi – comune a tutte le
nazioni, e in ciò idonea a salvaguardarle tutte da possibili atteggiamenti di borie
nazionali a fondamento “naturalistico”.
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