Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 119

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La «boria delle nazioni»
guendo lo svolgimento di una tanto difficile impresa conoscitiva
–, dalle configurazioni del vivere più complesse a quelle più ele-
mentari, attingendo la sequenza del loro darsi secondo un criterio
genealogico, il quale infine deve pervenire ad un fondamento non
storicamente comune delle diversità delle nazioni, ma appunto na-
turale. Una volta guadagnata la conoscenza di un tale ordine, essa
può riproporsi nella sua sequenza temporale. Entro la quale i «dati»
che, detti analiticamente, sincronicamente, contribuiscono a for-
mare nel complesso la storia umana, o la storia di ogni singola na-
zione sviluppata, vengono esposti nel loro ordine di comparizione
temporale: appunto (a partire dalla natura fisica) «morale, politica,
diritto e giurisprudenza». Perciò la «nuova scienza dell’umanità» è
una scienza costitutivamente storica, una scienza delle nazioni che
si dà nella forma di una «storia universale delle nazioni», insomma
di una storia della civiltà.
La fondazione in chiave “naturalistica” degli specifici caratteri
“culturali” delle nazioni (fermo restando che i fenomeni religiosi
meritano sempre un discorso a parte) – dalle «diverse lingue» ai
«tanti costumi diversi», spesso tra di loro «contrari» – non è meno
consistente, e accompagnata da indicazioni più particolareggiate,
in importanti pagine delle due versioni successive: laddove in
primo luogo si stabilisce, conferma,
questa gran verità: che, come certamente i popoli per la diversità de’
climi han sortito varie diverse nature, onde sono usciti tanti costumi
diversi; così dalle loro diverse nature e costumi sono nate altrettante
diverse lingue,
di modo che hanno risposto in diverso modo alle «stesse utilità
o necessità della vita»
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.
Si tratta delle pagine con cui si chiude il libro V nelle due ultime
edizioni della grande opera vichiana. Fin dall’inizio, con l’indica-
zione delle ragioni per le quali, al contrario di Roma, «questo cor-
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Sn44
, § 445, p. 613. Il passo si legge già nella seconda versione dell’opera:
Sn30EC
, p. 168.
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