Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 126

Enrico Nuzzo
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vichiana l’idea di un «mondo di popoli» sempre più ravvicinati da
un’«umanità […] sparsa» in «tutte le nazioni», nessuna delle quali
dunque debba essere boriosamente respinta o messa al margine da
un comune tracciato. È un’idea che presenta pure accenti indubbi
di una “filosofia della storia” che vede la riconfigurazione dell’idea
di un ritorno dal “molteplice” verso l’“uno”. Ma un tale consegui-
mento, che è anche in qualche modo un ritorno alla propria natura
unitaria, certamente non è destinale, e dunque quell’idea si pone
piuttosto – sul piano etico-politico che sostiene la vera filosofia, ed
è da questa additata come fondamento e meta ineludibile del suo
operare – come ideale, momento normativo nella tutela della «gran
città del gener’umano», della comune più alta cittadinanza umana.
Sarebbe del tutto improprio avvicinare esperienze teoriche assai
diverse, ed alla fine cedere al rischio all’inizio paventato della cattiva
attualizzazione. Così, al termine della ricognizione di momenti im-
portanti della riflessione di due protagonisti della cultura napoletana,
italiana, del primo Settecento, con grandissima cautela può essere il
caso di richiamare posizioni e dibattiti del presente, che vanno dal
problema del tipo di riconoscimento dovuto alle identità, differen-
ze, appartenenze in società multiculturali, anche dalla questione se
le religioni monoteistiche non siano intrinseche fonti di lacerazioni
tendenzialmente violente, all’indicazione normativa di un’identità
sovranazionale basata su princìpi politici il più possibile condivisibili
e praticabili da tutti gli individui e popoli nel nome di una “cittadi-
nanza” e di un “patriottismo” per così dire “postnazionali”
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Trasparente il richiamo in ultimo alle tesi sostenute da Habermas in materia
di “patriottismo costituzionale”, che ovviamente fanno riferimento a precisi an-
tecedenti (le eredità delle costituzioni prodotte a partire dalla fine del ’700) e a
contesti del tutto odierni susseguenti alla messa in discussione della supremazia
degli stati-nazione (con il modello di “carte costituzionali” sovranazionali). Ben
noto come quelle tesi siano state sottoposte alle critiche di essere puramente
normativizzanti, e di sottovalutare la forza di resistenza delle nazioni, insita in
quegli intrecci di elementi “etnici”, culturali, mitici, simbolici, sui quali hanno
insistito invece gli studiosi attenti alle forme e fenomeni di lunga durata costitu-
tivi delle nazioni (come si è sopra intravisto specie richiamando la produzione di
Anthony D. Smith). Di J. Habermas può essere il caso di richiamare qui
Cittadi-
nanza politica e identità nazionale. Riflessioni sul futuro dell’Europa
, in Id.,
Morale diritto
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