Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 129

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La «boria delle nazioni»
mente, socialmente e politicamente, degna di un fondato amor di
patria (in tal senso una “patria repubblicana”), ideologia congrua
ai modelli delle nazioni europee più avanzate e in tal modo par-
tecipe dei principi universalistici di una generale (ma non estesa a
tutte le nazioni) cittadinanza civile, ma anche doverosamente cur-
vata verso il rinnovamento della propria patria nazionale. E d’altra
parte in quella stagione stavano ancora sul punto di manifestarsi,
presto, certe chiusure assai significative di duro naturalismo fissista
di tenore “biologico” proprie pure di protagonisti della cultura il-
luministica europea, “borie naturalistiche” nell’età dei lumi, come
sopra si è accennato; per non dire che ovviamente assai più in là
si sarebbero avuti i tempi delle accese appartenenze patriottiche,
nazionalistiche, legate alle nuove realtà degli stati-nazione, o le ac-
cese identità del più sciagurato razzismo, o anche quelle di classe,
di partito, implicate dalle ideologie etc.
In quel tempo Vico proponeva un pensiero, un linguaggio, la cui
cifra universalistica si disponeva davvero a parlare ad altri tempi,
al di là delle sue note metafisiche, con energia forse inalterata, anzi
maggiore a poterla intendere con più avvertite sensibilità. Tutte
le nazioni, al suo sguardo, erano immesse nel corso comune di
un tempo che le difendeva tutte da borie inchiodanti ad un de-
stino naturale e anche a responsabilità di indolenza storica, come
avveniva in tante filosofie della storia e anche storie della civiltà
che si sarebbero affermate di lì a non molto dopo la sua grande
prova. Quel disegno di Vico però non deresponsabilizzava, e, se
comprendeva, non legittimava i fenomeni nei quali si era espressa
la più dura boria di uomini verso altri uomini (come attesta la de-
legittimazione radicale del sistema feudale nei tempi della ragione
e dell’equità, delegittimazione più forte di quella che considerava il
feudalesimo come un irrazionale
monstrum
).
In una sintesi speculativa straordinaria, sorretta dall’ideale impre-
scindibile di una filosofia operosa verso il «gener umano», il religio-
so, metafisico, Vico così indicava le ragioni di un nuovo discorso
universalistico, che assumeva l’eredità del definitivo tramonto in età
moderna del sistema ordinato gerarchico delle identità una volta
concludenti nel comune universalismo dell’impero e dell’unitaria
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