Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 135

Il motivo della vanagloria
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quale tanto l’uno quanto gli altri fanno oggetto di dura condanna
le posizioni, giudicate empie, di critica nei confronti dell’autorità
delle sacre scritture
7
. Comune è, inoltre, la decisa accusa di presun-
zione nei confronti dei greci. Vico la esplicita fin dal
De nostri tem-
poris studiorum ratione
utilizzando proprio il termine «boria» a pro-
posito della secca alternativa tra l’essere «o greci o barbari», di cui
anni prima si erano già serviti gli accademici della Medinaceli quale
prova evidente della superbia del popolo greco
8
. Tuttavia, al di là di
tali presupposti, che segnano il tessuto costituito da fonti e dibattiti
condivisi, coerentemente con le rispettive visioni dell’uomo e della
storia le posizioni divergono in maniera sostanziale.
Nell’intento di tutelare il primato e l’intangibilità della storia
sacra e, con essa, il principio della separatezza del popolo eletto
rispetto alle altre nazioni gentili, nella
Scienza nuova
Vico estende
l’attribuzione dell’atteggiamento vanaglorioso precisamente a que-
7
Sono noti i luoghi della
Scienza nuova
in cui Vico formula tale condanna, a
partire dall’apertura delle
Annotazioni alla tavola cronologica
(cfr. G. Vico,
Princìpi
di scienza nuova d’intorno alla comune natura delle nazioni
– 1744 –, in G. Vico,
Opere
,
cit., t. I, p. 455. D’ora in poi:
Scienza nuova
1744). Su ciò cfr. C. Castellani,
Dalla
cronologia alla metafisica della mente
, Bologna, il Mulino, 1995; A. Pons,
Boria delle
nazioni e boria dei dotti. Vico, le mythe de l’Égypte et les Hiéroglyphes
, in
La redécouverte de
la Grèce et de l’Égypte au XVIIIème siècle
, Nantes, Crini, 1997. Per quanto riguarda
le lezioni della Medinaceli cfr., in part., N. Caravita,
Lezione terza della Repubblica
dell’Ebrei
, in
Lezioni dell’Accademia di Palazzo del duca di Medinaceli,
cit., t. I, p. 122.
Della
Scienza nuova
1744 si segnala la recente edizione critica, a cura di Paolo Cri-
stofolini e Manuela Sanna, per le Edizioni di Storia e Letteratura (Roma, 2013).
Del 2012 è il volume G. Vico,
La scienza nuova. Le tre edizioni del 1725, 1730 e
1744
, a cura di M. Sanna e V. Vitiello (Milano, Bompiani).
8
Scrive Vico: «Onde tanto si giudicavano superiori agli altri popoli da porre
quella domanda piena di boria: Sei tu greco o barbaro? Quasi essi valessero per
una metà, e per la migliore, di tutti i popoli» (G. Vico,
De nostri temporis studiorum
ratione
, in Id.,
Opere
, cit., t. I, p. 205). E così nella lezione di Giuseppe Lucina:
«Perché appresso loro [i greci]
barbare
tutte superbamente son chiamate le stra-
niere nazioni e quasi men che uomini rispetto alla sola Grecia reputate» (G. Lu-
cina,
Ragionamento primo de’ principii della filosofia e della teologia degli Assiri
, in
Lezioni
dell’Accademia di Palazzo del duca di Medinaceli,
cit., t. I, p. 68). A proposito dell’
accusa di vanagloria rivolta ai greci si ricordi come sia Vico che gli accademici
si richiamano ripetutamente a Giuseppe Flavio che, nel suo
Contra Apionem
(I,
6-12) aveva condannato la boria di quel popolo.
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