Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 121

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La «boria delle nazioni»
esse, si dicono, «con tanti diversi aspetti», le stesse esperienze
87
.
La più generale partizione climatica è dunque quella tradizionale,
nella quale nell’ultima versione risulta capitale in ispecie la distin-
zione tra «freddo Settentrione», che sortisce «uomini di menti pi-
gre» (come avviene in particolare nella «Moscovia»), e «zona tem-
perata», «dove nascon uomini d’aggiustate misure», che, curvando
verso meridione, favorisce la «natia acutezza affricana» quella quel-
la dei Cartaginesi
88
.
Al fattore naturalistico climatico si aggiunge però, e con esso
interferisce, anche il fattore naturalistico geografico-ambientale:
come mostra il caso anomalo di Capua, condizionato oltre che
dalla «mollezza del cielo» dall’«abbondanza della Campania felice».
Il fatto che, del tutto contigui per «cielo» ai romani, i capuani siano
stati «prevenuti» dalla feracità della terra a non seguire il naturale
(storicamente naturale) «corso di cose umane», mostra una forte
influenza della “terra”: un’influenza che non viene dall’applica-
zione di uno “scientistico” modello esplicativo montesquieuano
(composizione “chimica” della terra-elementi antroposomatici),
quanto invece secondo il modello produttività del suolo – abbon-
danza di risorse-mollezza di costumi
89
.
87
Cfr.
Sn44
, § 445, p. 613. E ciò perché – come ci ricorda la degnità XXII –
una stessa dinamica struttura mentale si presenta in tutte le nazioni come «una
lingua mentale comune a tutte le nazioni, la quale uniformemente intenda la
sostanza delle cose agibili nell’umana vita socievole, e la spieghi con tante diverse
modificazioni per quanti diversi aspetti possan aver esse cose» (
Sn44
, § 161, p.
503). Ecco allora forme diverse di analoga rappresentazione di strutturali feno-
meni umani (lo “storico-strutturale”). Così «Giove fulmina ed atterra i giganti,
ed ogni nazione gentile n’ebbe uno»; «Ogni nazione gentile ebbe un suo Ercole»,
etc. (
Sn44
, §§ 193, 196, p. 511). Si può pertanto dire che il «dizionario mentale»
comune all’umanità (gentile) nel suo non essere dato, ma darsi (sul fondamen-
to esso stesso conativo della
vis veri
), costituisce forse la massima attestazione,
almeno nella sfera antropologica, dell’universale che si dà tra le contingenze
(non assolute) del mondo storico, una delle manifestazioni più eloquente dello
“storico-strutturale”, delle strutture che si danno o si formano nella storia, dello
storico che si lascia ricondurre alle sue forme universali, e quindi essere letto da
un sapere come «scienza».
88
Cfr.
Sn44
, pp. 953-954 (§§ 1088-1091). Già
Sn30EC
, pp. 367-369.
89
Cfr.
Sn44
, specie p. 953 (§ 1088). Già
Sn30EC
, pp. 367-369.
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