Roberto Evangelista
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La proposta di Toland, in linea con il suo panteismo
radicale
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,
vuole dimostrare che la materia è infinita e in virtù di questa in-
finità contiene in sé il principio del movimento. Toland, così, si
mantiene su una posizione antinewtoniana negando l’esistenza del
vuoto. Il moto è il responsabile delle diversità degli individui e que-
sto moto non è agevolato dal vuoto, ma anzi si produce proprio
nella assenza di vuoto che spiega il costante intervento e la onni-
presenza della materia infinita nei corpi
50
.
«La materia», scrive Toland, «è essenzialmente attiva e il suo mo-
vimento generale è il soggetto immediato di tutte le sue determi-
nazioni motorie particolari, così come l’estensione è il soggetto
immediato delle sue varie figure e quantità». Toland nega lo spazio
come
luogo
di azione della materia, proprio perché la materia ha il
suo principio attivo in se stessa. L’idea di vuoto è un’astrazione.
«Quando i corpi vengono concepiti come finiti, mobili, divisibili,
in quiete, pesanti o leggeri, dotati di varie figure e diverse posizio-
ni, allora si astraggono le […] parti dal tutto» e le si immaginano
delimitate, separate e distinte tra di loro; così si forma una nozione
di spazio
vuoto
all’interno del quale questi corpi possono agire. Al
contrario, scrive Toland,
quando si considera lo spazio infinito come impenetrabile, immobile,
indivisibile, il luogo che contiene tutti i corpi, in cui essi si muovono e
sono contenuti, che è di per sé privo di ogni cambiamento, forma o figura:
allora, al contrario, si astrae il soggetto infinito dalle modificazioni finite,
o il tutto dalle parti
51
.
La percezione singolare è sempre una percezione dell’intelletto
umano, ma da essa si deve astrarre l’infinità della materia. Il pro-
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A proposito di Toland si veda il libro di M. Iofrida,
La filosofia di J. Toland.
Spinozismo, scienza e religione nella cultura europea fra ’600 e ’700
, Milano, Franco
Angeli, 1983.
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Su questo Toland e Rossi concordano. Nella
Mente sovrana del mondo
, infatti,
Rossi contesta agli epicurei e ai materialisti proprio la nozione di vuoto, am-
monendoli di svilire in questo modo la materia e di condannarla a una attività
difettosa
e
scioperata
, perché basata su un difetto di essere, invece che su una virtù.
Cfr. T. Rossi,
Della mente sovrana del mondo
, cit., I, 3, p. 310 (30).
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J. Toland,
Lettere a Serena
, cit., V, p. 323.
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