La filosofia di Tommaso Rossi fra scienza e antropologia
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ridotta a quella concezione sostanzialistica della materia, che Rossi
e Toland in qualche modo condividono.
La definizione della materia incrocia temi fondamentali della ri-
flessione filosofica a cavallo tra ’600 e ’700: il concetto di causa e
lo statuto dell’individuo sono tra questi. Al di là, però, di queste
considerazioni, è chiaro che Spinoza fa del pensiero e dell’esten-
sione qualcosa di ontologicamente diverso da Dio, o meglio dal
Deus sive natura
. Il tentativo di Spinoza è però quello di ricomporre
le due sostanze, concependole come attributi con i quali pensare
le
rationes
della singolarità, permettendo a tutti i
modi
di ritrovare la
natura come causa. La natura è estesa e allo stesso modo pensa, e
in questo senso Dio non può essere esclusivamente costituito dal
pensiero. Tutto è immediatamente – in ogni sua forma – ricondu-
cibile a Dio, o meglio alla natura
73
; anche i modi.
Per tornare alla natura della materia, Spinoza ne esclude la divi-
sibilità, portandosi ben oltre i discorsi sia di Rossi che di Toland,
il quale invece vedeva nella varietà la
virtù
essenziale della materia.
L’estensione è infinita perché è un continuo, ma questo continuo è
fondamentalmente omogeneo. Spinoza esclude la reale distinzione
delle parti della materia, se non come agglomerazioni contingenti.
Probabilmente è proprio questo il punto che fa dubitare Toland
del fondamento del sistema spinoziano, nonostante il presupposto
della non esistenza del vuoto
74
sia comune a entrambi i pensatori.
Di certo fra le cose che sono tra di loro realmente distinte, l’una può essere
e rimanere nel suo stato senza l’altra. Poiché dunque non si dà in natura il
vuoto […], ma tutte le parti debbono concorrere a far sì che il vuoto non
si dia, ne deriva pure che esse non possono realmente distinguersi, ossia
che la sostanza corporea, in quanto è sostanza, non si può dividere. Se
poi qualcuno vuol sapere perché noi siamo tuttavia naturalmente inclini a
dividere la quantità, gli rispondo che la quantità è da noi concepibile in due
modi, ossia astrattamente e superficialmente, così come la immaginiamo,
oppure come sostanza, cosa che si fa col solo intelletto. Se dunque
consideriamo la quantità come è nell’immaginazione, il che si fa da noi
73
Cfr.
ivi
, I, prop. 15.
74
A proposito del vuoto in Toland, cfr. J. Toland,
Lettere a Serena
, cit., V, par.
22, p. 319 e pp. 324-325.
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