La filosofia di Tommaso Rossi fra scienza e antropologia
49
riale. L’affermazione
Deus sive natura
si riferisce a una idea di natura
molto più complessa di quella proposta da una sovrapposizione tra
l’ordine naturale e la materia corporea. La natura è un complesso
di idee e cose singolari che si inseriscono in un ordine necessario,
in modo che la loro singolarità trovi una ragione in se stessa e
non perché
voluta
da una mente divina estrinseca agli individui.
Sia Rossi che Toland, d’altra parte, propongono motivi panteisti-
ci: se in quest’ultimo il panteismo (più esplicito) si traduce in una
onnipresenza della materia, nel primo è la mente che comprende
e penetra della sua forma tutte le cose, ma la distinzione reale tra
mente e materia non viene messa in dubbio.
Pensiero e materia sono due attributi e non due sostanze.
Sebbene Rossi condivida la definizione spinoziana degli attributi
secondo cui questi sarebbero «ciò che l’intelletto percepisce del-
la sostanza in quanto costitutivo della sua essenza»
66
, nella sua
Disamina
opera una vera e propria sovrapposizione di attributi e
sostanza, coerentemente con il principio per cui la scienza e la
conoscenza sarebbero quei sillogismi che esprimono una essenza.
Anche Toland, dal canto suo, non comprende o non condivide la
distinzione tra attributo e sostanza. Il corpo è immediatamente
materia, e dunque non viene compreso in una totalità, ma da que-
sta sostanza riceve per contatto diretto (immanente e panteista) la
capacità di generare le varietà.
Secondo Spinoza gli attributi sono ciò che
logicamente
viene inteso
delle singolarità, quell’infinità ideale che ne esprime la perfezione e
l’omogeneità. Ogni singolarità può essere “guardata” sotto l’attri-
buto che la esprime; eppure, l’attributo non è una percezione esclu-
sivamente prospettica, ma esprime la realtà di una cosa: «quanto più
una cosa ha di realtà, o di essere, tanti più attributi le competono»
67
.
L’attributo non genera, e così né il pensiero né l’estensione posso-
no avere il
primato dell’origine
. In questo contesto il corpo e la mente
assumono un valore del tutto diverso, e così anche la singolarità
assume un posto peculiare. Il movimento di per sé non ha un ruolo
66
Cfr. B. Spinoza,
Etica
, cit., I, def. 4, p. 23. Cfr. anche T. Rossi,
Della mente
sovrana del mondo
, cit., III, 1, cap. 4, p. 251 (163).
67
B. Spinoza,
Etica
, cit., I, prop. 9, p. 31.
1...,39,40,41,42,43,44,45,46,47,48 50,51,52,53,54,55,56,57,58,59,...230