Roberto Evangelista
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cose e che dipendono – appunto – dall’essere supremo, cioè dalla
mente sovrana. Rossi accoglie una tendenza intuizionista del car-
tesianesimo, secondo cui ogni cosa può essere penetrata nell’inter-
no della sua natura. Questa tendenza, rilevata in tempi più recenti
da Bergson, completa il cartesianesimo e contribuisce a renderne
quella versatilità che dovrebbe avere una filosofia che si candida ad
essere la fonte della filosofia moderna
27
. Il confronto con Locke,
dunque, serve a Rossi proprio in questo contesto; l’abate ha biso-
gno di spiegare in
virtù
di cosa la mente penetra le essenze. Qual
è, in sostanza, l’elemento virtuale che permette alla mente di co-
noscere con tanta sicurezza, che è anteriore alle operazioni della
mente, ma allo stesso tempo gli permette di funzionare. Se iden-
tifichiamo queste domande come il tentativo da parte di Rossi di
tracciare un dispositivo di pensiero ontologico e metodologico, al-
lora possiamo dire che l’abate sannita è cartesiano perché propone
il tentativo di creare un sistema che riesca ad essere autosufficiente,
dalla generazione alla operazione, e che trovi una sua garanzia me-
todologica, salvo poi, però, riflettere su questa garanzia e scoprirla
una
dura
realtà ontologica, dalla quale dipende lo stesso funziona-
mento della gnoseologia. La ripresa di Descartes, però, diventa più
facilmente comprensibile se si parte (seguendo per altro l’ordine
dell’opera sulla mente sovrana) dall’esame di Locke.
La differenza tra Locke e Spinoza, rispetto alla riflessione car-
tesiana, è nella filosofia di Rossi piuttosto schematizzata e, come
ogni schema di questo tipo, limitata. Tuttavia, bisogna in qualche
modo seguirla, perché questa differenza si ricompone in una cri-
tica che avvicina l’inglese e l’olandese rispetto alla natura della
mente. Entrambi sono anti-cartesiani, ma entrambi in un modo
diverso: Locke
incommoda Cartesio
nel negare fermamente che vi
siano idee innate. Spinoza, invece lo smentisce quando nega la di-
stinzione tra
res cogitans
e
res extensa
, ricomponendo le due sostan-
ze in un sistema di corrispondenze che infine decreta – secondo
27
Cfr. A. Feneuil,
L’oscillation cartésienne. Enjeux de l’interprétation bergsonniene de
la philosophie de Descartes
, in D. Kolesnik-Antoine (ed.),
Qu’est-ce qu’être cartésien?
,
cit., pp. 549-565
.
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