La filosofia di Tommaso Rossi fra scienza e antropologia
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individuali, ma dall’ordine di queste cose. Una volta rintracciato
l’ordine è possibile rintracciare e produrre le forme vere delle cose.
In questo caso, i rapporti tra oggetti materiali non sono regole
quantitative che ne prevedono i “comportamenti” e i mutamenti
per controllarli meglio e usarli a proprio vantaggio. La scienza di
Rossi non è volta a
scomporre
analiticamente la materia per trovarne
le leggi interne. Si tratta piuttosto di una lista di
luoghi
che esprimo-
no le essenze delle cose, le loro forme universali e le loro
posizioni
all’interno di questo ordine, espresse dal grado di realtà.
Con tutto ciò, di questa legge di natura, che le cose in certi luoghi,
ciascuna nel suo proprio, nascano e durino, e fuori di quelli né nascere
possano, né durare. [...] Egli è certissimo che le particolari spezie
delle cose, come elleno han proprie forme e differenze, per le quali
ed escon fuori del comun seno del loro principio universale, ed infra
di loro si distinguono e scernono, così certi, altresì, e diterminati e
proprj luoghi aver deono, ove da proprie idee seminali, per proprie e
particolari combinazioni di componenti si creino e formino; e dove
in conseguenza da quei medesimi principj, e per quelle vie medesime,
si conservino e durino; e insiememente da quei luoghi loro originali,
per mancamento di tutte quelle cose senza perire affatto, non possano
esser distaccate giammai
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.
Rintracciare il luogo e il posto delle cose nell’ordine dell’univer-
so è l’unico modo per comprendere le leggi di nascita e di durata
delle cose, ovvero è – secondo Rossi – l’unico modo per cono-
scere le essenze. Questa forma di scienza topica e qualitativa è il
senso della necessità secondo l’abate di Montefusco, ed è altresì
un nucleo della sua critica a Spinoza e al sistema dei
novelli epicurei
.
La necessità, se viene affermata attraverso l’elenco delle leggi dei
mutamenti delle cose, senza riferimento alle essenze universali e
senza il riferimento al principio della mente, diventa la masche-
ra del materialismo. La necessità diventerebbe niente altro che la
stessa materia, una gabbia in cui lo sguardo dell’uomo si perde nel
tentativo vano di trovare la regola di movimenti che risultano ca-
otici e imprevedibili. In questo senso, se per Spinoza la necessità è
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Ivi
, p. 261 (188).
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