Roberto Evangelista
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una idea innata, ma così particolare che, nonostante sia
formalmente
attuale
nella mente umana, è anche oggettivamente reale in quanto
dotata di per sé di esistenza. Il Descartes delle
Meditazioni metafisiche
è un pensatore più vicino all’idea della partecipazione fra uomo e
Dio e della compenetrazione di particolare e universale. Si tratta di
un contesto nel quale fiorirà l’antropologia rossiana, dove l’uomo
è un
mirabil composto
tra materia e mente e dove questo compo-
sto è garanzia di azione e conoscenza proprio perché la mente
divina garantisce l’unità e l’universalità delle operazioni compiu-
te dall’intelletto a partire dalla sensibilità della materia corporea.
Chiaramente, Rossi non è un cartesiano nel senso stretto del ter-
mine, non recepisce né discute tutti gli argomenti del filosofo fran-
cese; si oppone, però, alla vulgata lockiana e (ancor di più e con
maggiore problematicità) a quella spinoziana, e per farlo si appog-
gia ad alcuni argomenti cartesiani. Non in maniera strumentale,
però, ma testimoniando dell’esistenza di una ricezione del filosofo
del
cogito
che si adattava bene alle esigenze anti-materialistiche
36
.
L’abate di Montefusco dimostra che l’idea di Dio è innata par-
tendo dal «comun consenso di tutte le nazioni degli uomini»
37
. In
seguito, dopo una digressione sulla
significazione
universale della
natura e del mondo, nella quale si ritrova la corrispondenza dell’u-
niversalità e della costanza di una essenza superiore alla natura
stessa, Rossi ritiene che sia spianata la strada per intendere bene la
dimostrazione di Cartesio, quella della terza meditazione. L’autore
della
Mente sovrana del mondo
riprende la distinzione fra le idee av-
ventizie (che l’abate chiama
etipe
) provenienti dai sensi, le idee fat-
tizie (
archetipe
) che vengono prodotte e formate dall’
ingegno plastico
dell’uomo, e le idee innate. Queste ultime idee sono le uniche che
rispondono a un criterio chiarissimo e immediato di verità. L’idea
divina, prosegue Rossi, non può annoverarsi né fra le idee avven-
tizie, perché non proviene dai sensi e dunque non esiste nessun
oggetto che si può accordare con l’esperienza sensibile della divini-
tà, né è formata dall’intelletto. Rispetto a quest’ultimo argomento,
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Sulla partecipazione di Rossi a un certo tipo di ambiente cartesiano si veda
A. Cervone,
La metafisica di Tommaso Rossi,
cit.
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T. Rossi,
Della mente sovrana del mondo
, cit., II, 7, p. 339 (108).
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