La filosofia di Tommaso Rossi fra scienza e antropologia
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sul quale Rossi pare sorvolare, l’autorità di Descartes ha già avuto
l’ultima parola, almeno secondo il filosofo sannita.
Né mi posso figurare che forse più cause parziali abbiano concorso a
produrmi, e che io abbia preso dall’una l’idea di una delle perfezioni
che attribuisco a Dio, dall’altra l’idea di un’altra, cosicché tutte quelle
perfezioni si trovano in un luogo o nell’altro dell’universo, ma non
tutte riunite in uno solo, che è Dio. Anzi, al contrario, l’unità, la
semplicità o l’inseparabilità di tutte le cose che sono in Dio, è una delle
perfezioni principali che comprendo esserci in lui. Né certamente
l’idea di una tale unità di tutte le sue perfezioni ha potuto esser posta in
me da un’altra causa, dalla quale io non abbia avuto anche le idee della
altre perfezioni: non avrebbe infatti potuto far sì che io le intendessi
insieme congiunte e inseparabili, se non avesse insieme fatto sì che io
conoscessi quali esse erano
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.
L’idea di Dio si presenta come un’idea unitaria, non composta
di molteplici qualità; non è dunque una espressione dell’ingegno
umano, e non resta che classificarla fra le idee innate. Ma l’idea di
Dio presenta una particolarità che è data da un principio cartesiano,
perché ha maggiore realtà oggettiva di altre sostanze finite e questa
realtà oggettiva non risponde a quella che l’uomo può esprimere.
«Nella causa efficiente e totale» deve trovarsi almeno «tanto quanto
c’è nell’effetto di tale causa». Da questa affermazione, secondo cui la
causa non può dare all’effetto più perfezione di quanta non ne abbia,
deriva l’assunto secondo cui «non c’è cosa che possa provenire dal
nulla» e, soprattutto, che «ciò che è più perfetto, cioè che ha in sé più
realtà» non può provenire da ciò che ha meno perfezione
39
. Rossi
tiene conto di questa riflessione e sa che solo grazie alla dimostra-
zione di Cartesio può ribadire non solo che l’idea divina sia da anno-
verarsi tra le idee umane, ma anche che quell’idea nasce dalla natura
dell’uomo per mezzo della comunicazione della mente di Dio.
Imitazione ed espressione di divina essenza, suprema, universale,
infinita, naturalmente dal finito particolare e dipendente essere della
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R. Cartesio,
Meditazioni metafisiche
, a cura di L. Urbani Ulivi, Milano, Bom-
piani, 2001, p. 213.
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Ivi
, pp. 193-195.
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