Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 477

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Boria e tracollo dell’Io
L’infelicità, si ricordi, consiste nel dover sopportare qualcosa che è
contro il proprio desiderio e ciascuno di noi è infelice quando qualcosa
avviene o è diversamente da come la vorrebbe. Perciò
la decisione di
obbedire a Dio
[…]
è tanto inetta quanto il proposito di far sì che un monte abbia
la sua valle, o la somma degli angoli di un triangolo sia uguale a due retti. Voler
ubbidire alla assoluta, vera e rigida volontà di Dio è sfondare una porta aperta;
volente o nolente, tu obbedirai come tutte le cose necessariamente
ubbidiscono
63
.
4. Fin qui Geulincx. Ma cosa ha a che fare l’universo dell’occasio-
nalista fiammingo, governato da Dio e interdetto all’azione dell’uo-
mo, con il mondo smisuratamente prosaico, a volte beffardo, e dis-
sacrato di Samuel Beckett? Lo scrittore irlandese – tenace lettore
di filosofi moderni (Berkeley, Cartesio, Vico, Kant) – comincia a
studiare l’
Etica
di Geulincx nel 1936
64
. La legge in latino e ne trae
degli appunti che sono in buona sostanza traduzioni in inglese di
ampi brani del testo geulincxiano. Nel 1938, a Londra, pubblica
Murphy
, in inglese. Comincia da subito a tradurlo in francese e lo
pubblicherà in questa lingua nel 1947. In questo romanzo, come
nel primo della trilogia scritta in francese –
Molloy
(scritto nel 1947
63
E
, p. 88 (corsivi miei).
64
A metà gennaio del 1936, racconta Knowlson, Beckett «ebbe una rivelazio-
ne» e, a proposito delle «connessioni che gli sembrava di riscontrare» fra
Murphy
– allora in corso di stesura – e «il filosofo occasionalista belga Geulincx», scrisse:
«Mi sono accorto improvvisamente che
Murphy
è una sorta di collasso tra il
suo “Ubi nihil vales, ibi [etiam] nihil velis” [dove nulla vali, lì nulla devi volere]
(affermazione) e l’espressione di Malraux “Il est difficile a celui qui vit hors du
monde de ne pas rechercher les siens” [È difficile per chi vive fuori del mondo
non cercare il proprio mondo] (negazione)» (J. Knowlson,
Samuel Beckett. Una
vita
– 1996 –, a cura di G. Frasca, Torino, Einaudi, 2001, pp. 259. Il brano be-
ckettiano è tratto da una lettera dello scrittore a Thomas MacGreevy del 16 gen-
naio 1936). David Tucker (cfr. Id.,
Murphy, Geulincx and an Occasional(ist) Game of
Chess
, in D. Guardamagna - R.M. Sebellin – Eds. –,
The Tragic Comedy of Samuel
Beckett
, Roma, University Press Ondine Tor Vergata-Laterza, 2009, pp. 190-209,
qui p. 190) ha mostrato, però, che il primo incontro fra Beckett e Geulincx risale
agli anni 1932-34, come attesta una breve nota di lettura che lo scrittore stese a
proposito del manuale di storia della filosofia di Wilhelm Windelband (tr. ingl.:
Id.,
A History of Philosophy
, London, Macmillan, 1907
2
).
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