Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 482

Rosario Diana
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cui il vuoto dell’esistere si dipana esclusivamente e stancamente fra
il «vagito» stonato della nascita e il «rantolo» dell’agonia che gli fa
da contrappunto: sono ancora espressioni beckettiane
79
. Di sicu-
ro l’antico occasionalista concorderebbe con Beckett nel ritenere
«fantocci» tutti i personaggi del romanzo, «tranne Murphy, che non
è un fantoccio»
80
. «Fantocci» perché illusi di avere una presa diretta
sul reale «di esistere o di non essere nulla»
81
, e perciò destinati a
«un fiasco colossale»
82
: un «fiasco» del quale Geulincx, alla sua ma-
niera, può spiegare le ragioni; Beckett, anch’egli a suo modo, può
solo constatarlo, mostrarlo o prefigurarlo con la forza persuasiva
e performativa che è propria della vaghezza letteraria (nel senso
positivo e nobile del termine). Infine, Geulincx sarebbe probabil-
mente felice di vedere citato il proprio nome prima dell’assioma
fondamentale della sua etica: «
ubi nihil vales, ibi nihil velis
[dove nulla
vali, lì nulla devi volere]»
83
; ma storcerebbe il naso, se sapesse che
l’ontologia depotenziata assunta dallo scrittore non proviene né
da una metafisica né da una teologia, ma ha prima e dopo di sé il
silenzio. Però si riprenderebbe subito leggendo qualche passaggio
del VI capitolo – aperto con l’
incipit
dal chiaro sapore spinoziano:
«
Amor intellectualis quo Murphy se ipsum amat
»
84
– dove si espone lo
79
M
, p. 70.
80
M
, p. 145.
81
M. Cacciari,
Hamletica
, Milano, Adelphi, 2009, p. 85.
82
M
, p. 145.
83
M
, p. 146.
84
Oltre a posizioni chiaramente geulincxiane – e dietro di esse – nel capitolo
aleggia anche l’«ombra» dell’
Etica
di Spinoza (cfr. G. Dowd,
Abstract Machines.
Samuel Beckett and Philosophy after Deleuze and Guattari
, Amsterdam-New York,
Rodopi, 2007, pp. 77 sgg.). Si può anche confermare, più in generale, l’osser-
vazione di Alain Badiou, che riscontra in Beckett movenze di tipo cartesiano e
husserliano – le prime, peraltro, anche attestabili. «Se si vuole condurre un’in-
dagine approfondita sull’umanità pensante – scrive Badiou, subito dopo aver
evocato Cartesio e Husserl quali ispiratori di Beckett –, è necessasario anzitutto
mettere da parte tutto ciò che in essa vi è di inessenziale e di incerto e ricondurla
alle sue funzioni indistruttibili» (A. Badiou,
Beckett. L’inestinguibile desiderio
– 1995
–, tr. it. di S. Crapiz, Genova, il melangolo, 2008, p. 17. Su tali “movenze” carte-
siano-husserliane di Beckett cfr. anche R. Diana,
Disappartenenza dell’Io. Berkeley
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